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Ricomincio da capo

Regia di Harold Ramis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ricomincio da capo

di fixer
8 stelle

 

Ovvero come trarre da un soggetto bizzarro e cervellotico un film piacevole.

Ci sono due idee pazze alla base del film: la prima è parlare della giornata della marmotta : in una cittadina americana, il 2 febbraio di ogni anno, una marmotta esce dalla sua tana: se è nuvoloso, la primavera arriverà presto; se c’è il sole, ci saranno ancora sei settimane di freddo (un po’ come la nostra candelora).

La seconda pazza idea è quella di immaginare che a un tizio succeda la cosa più inverosimile che ci sia: svegliarsi sempre lo stesso giorno e ricordarsi del giorno prima, mentre altrettanto non succede agli altri.

Due argomenti bislacchi che non potevano non essere inseriti nel genere commedia. Aver scelto come protagonista Bill Murray è stata la scelta più indovinata. La sua compostezza, lontano dalla chiassosità e dalla banalità di tanti altri interpreti, e la sua fine ironia rendono gradevole il film al punto da indurre il National Film Registry della Biblioteca del Congresso ad inserirlo fra i film da conservare. A ragione.

Il cinema americano ha una lunga tradizione nel riuscire a realizzare ottimi film partendo dalle idee più strampalate o fantasiose. Il segreto sta tutto nella sceneggiatura. Si tratta cioè di rendere credibile e piacevole ciò che è incredibile. Non potendolo fare (e cioè rendere credibile) nel merito, lo si fa nel metodo. Inutile ricordare qui la lunga ( ma non così tanto) serie di ottimi film tratti da premesse “impossibili”, come certe opere di Hawks ed altri, per non parlare di tante, più recenti, commedie basate sull’impossibile.

La chiave che regge il film e ne permette una lettura fluida, che non cade mai nella noia, è la parabola morale del protagonista.

Il personaggio di Bill Murray è infatti un borioso meteorologo tv, egoista e pieno di sé, cui viene ordinato di recarsi in una cittadina per la cerimonia del “giorno della marmotta”.

Inutile qui raccontare la trama; è sufficiente ricordare che, una volta ripresosi dallo stupore per vedersi condannato a rivivere continuamente il suo primo giorno di soggiorno nella cittadina, comincia a “gestire” questa sua condanna proprio come ci si aspetterebbe, e cioè trarre profitto materiale dalle stesse esperienze che è obbligato a rivivere ogni volta.

La seconda fase è quella dell’auto-dissoluzione. Resosi conto che qualsiasi cosa realizzi, nel bene o nel male e qualsiasi cosa costruisca, sentimentale o materiale, svanirà il mattino successivo, decide di farla finita, senza tener conto che nonostante la sua morte cercata in vari modi, si troverà il mattino dopo vivo e vegeto a vivere ancora un altro e medesimo giorno della marmotta.

La terza fase è quella morale. Vista l’inutilità di ogni sforzo, e grazie all’interesse nei confronti della sua collega di troupe, decide di dedicarsi a migliorare se stesso mettendo a frutto le sue prerogative. Si dedicherà, oltre a imparare a suonare il pianoforte e scolpire pupazzi di ghiaccio, a rendere felici gli abitanti della cittadina, impedendo eventi luttuosi e aiutando il prossimo nei modi più diversi, guadagnandosi così il favore della collega, prima risentita nei suoi confronti a causa del suo egoismo.

La commedia più folle diventa così un’operetta morale senza mai cadere nel moralismo, neanche quando tutto finisce nel più ovvio finale disneyano. In effetti, credo che il film voglia dire qualcosa di meno banale e scontato. La parabola morale del personaggio di Murray è quella dell’uomo medio di oggi, immerso nel proprio lavoro, proteso a trarre il massimo profitto, sempre e comunque, incurante di coloro che vivono attorno a lui, in guerra con se stesso e con gli altri, pervaso dall’egoismo e dall’indifferenza che sono la cifra della nostra esistenza quotidiana.

Il tema della ripetitività dello stesso giorno simbolizza un richiamo continuo e ostinato ad un uomo che non vuole ascoltare, come un continuo bussare alla porta di qualcuno che dorme e che non intende svegliarsi. Il sonno di quest’uomo è l’incapacità di “vedere” gli altri sotto una luce diversa da quella della semplice “consumazione”. Nonostante questi richiami, l’uomo, abituato a servirsi degli altri, li usa a suo piacimento, così come all’inizio, cerca di usare la sua collega e, abituato com’è a non tener conto di altri che se stesso, non riesce a imboccare la via dell’altruismo.

Poco a poco, questi continui appelli cominciano a sgretolare la corazza che lo ricopre, a protezione della sua privacy (cattiva coscienza del suo rifiuto di aprirsi agli altri) ma anche barriera che lo divide dal mondo esterno.

L’incubo finirà quando, indotto anche dalla semplicità ( e dal fascino)della sua collega, capirà di avere sbagliato tutto e inizierà a vedere il mondo con occhi diversi.

Come per la marmotta, si prevede un vicino arrivo della primavera.

 

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