Regia di Harold Ramis vedi scheda film
A che serve questo saggio sui buoni sentimenti e la genuinità della vita di provincia se poi sganciano bombe intelligenti su rifugiati inermi? Non sono gli stessi americani che hanno approvato con larga riserva la riforma sanitaria di Obama che ci ha rivelato il loro vero spirito cinico. L'unica fotografia fedele alla realtà in questo film è la scena della bambina cacciata a pedate dall'insegnante di pianoforte di fronte alla prospettiva di un guadagno più consistente. Allora non ci pensa su a sbarazzarsi delle buone maniere. Esempio di un cinismo ben più diffuso. Sono quei dettagli rivelatori che sempre sfuggono di mano all'umano progettista. Si tratta di una favola dickensiana i cui risvolti fantastici sono giustificati dal registro da commedia leggera leggera. Tutto questo per convincere il pubblico di massa sulla opportunità delle regole borghesi. E' un fine moralistico che poggia su piedi d'argilla poiché il film non espone delle ragioni filosofiche solide. C'è sempre questa commestione di fantastico e realistico, tipico della narrazione cinematografica americana che ha bisogno di una forte dose di sospensione d'incredulità, favorita da un'immedesimazione piccolo borghese. La gente vuole specchiarsi in questi ritratti dai colori ottimistici per coprire con un velo quel sentimento di squallore e di frustrazione che, in realtà, prova quotidianamente. Il vero problema è che lo fa senza coscienza e finisce per confondere realtà e desiderio con effetti tragici. "Tu non sei un dio. Sono 12 anni di scuola cattolica che me lo dicono" Complimenti a chi ha scritto la sceneggiatura, un'argomentazione davvero a prova di bomba. Che gli vuoi dire quando le cose sono messe in questo modo? Non mi meraviglia che, poi, crollano come pere cotte di fronte alla cruda realtà. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. L'illusione ha un prezzo salato. Tecnicamente è ineccepibile, come quasi sempre i prodotti d'intrattenimento dell'industria statunitense, ma niente che esca più di tanto dai limiti del copione. Ciò fa sentire il passare del tempo.
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