Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Le commedie shakespeariane prevedono in genere una coppia ‘regolare’, unita sin dall’inizio ma che arriva a coronare il suo sogno d’amore solo dopo aver superato varie traversie, e una coppia ‘anomala’, ossia non riconducibile a schemi puramente sentimentali; c’è poi una parte farsesca, affidata al cosiddetto ‘fool’. Per quanto intriganti possano essere le vicende della coppia ‘regolare’, qui Claudio ed Ero (Leonard e la Beckinsale), va da sé che l’interesse dello spettatore viene assorbito quasi per intero dalle schermaglie della coppia ‘anomala’, qui Benedetto e Beatrice (Branagh e la Thompson): si punzecchiano, litigano, combattono duelli d’ingegno, ma in fondo si vogliono bene senza ammetterlo e gli altri, che lo capiscono, fanno di tutto per farli mettere insieme. Dopo il corretto Enrico V, Branagh regista inaugura il suo personale stile di rivisitare Shakespeare: grande fedeltà allo spirito e sostanzialmente anche alla lettera, grande libertà di ricreare ambientazioni (qui la Toscana in un Ottocento da operetta, al posto di Messina dell’originale). E le sue scelte si rivelano indovinate: Shakespeare, così poco attento a fissare le sue storie in contesti storici precisi, così istintivamente classico, si presta benissimo a questo tipo di operazioni.
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