Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Ultimo film di Max Ophuls, "Lola Montez" è diventato una sorta di film maledetto a causa dei tagli che lo avevano a lungo sfigurato imposti dalla produzione, ma nella copia di 115 minuti restaurata tutto ciò non è per nulla avvertibile, e lo spettatore si trova di fronte a un film per molti versi grandioso, un'opera testamentaria di un grande autore che porta impresso il marchio del suo talento e del suo perfezionismo.
Basato sulla vera storia della ballerina irlandese che fu amante del re Ludovico I di Baviera, romanzata anche se non saprei dire fino a che punto, Lola Montez è una denuncia molto amara di una civiltà dove la spettacolarizzazione estrema porta alla mercificazione della protagonista in un circo dove l'imbonitore Peter Ustinov la getta in pasto al pubblico senza rispetto per il mistero della sua esistenza, della sua dignità di donna al di là della maschera di Lola. Le scene del circo sono volutamente barocche e sature di cromatismi pesanti, ma il film ha una struttura a flashback originale, impiegando il "retour en arriere" con lo stesso virtuosismo di un Welles e creando dei brevi capitoli che restituiscono ognuno una sfaccettatura diversa di Lola, dal breve amore con Franz Liszt al viaggio su una nave con la madre in cui conobbe il suo primo marito, dalle disavventure in mezza Europa, sempre al seguito di uomini facoltosi, fino alla conoscenza con il re bavarese che causò una rivolta popolare che la costrinse alla fuga e poi ad accettare la proposta del maestro di cerimonie circense.
A mio parere magistrale nella composizione figurativa grazie a una splendida fotografia di Christian Matras, il film è girato con il consueto perfezionismo tecnico, i bellissimi movimenti di macchina che Ophuls aveva portato a un livello di eleganza quasi ineguagliato nella storia, ma forse resta leggermente inferiore rispetto a "Il piacere", "Madame De" o "Lettera da una sconosciuta" nel disegno complessivo della sceneggiatura e della regia, anche a causa delle disavventure produttive a cui ho accennato in precedenza. Molti hanno criticato l'interpretazione di Martine Carol, che sicuramente non era una grande attrice, ma ha il fascino fisico di cui necessitava il ruolo e in diverse scene sa restituire l'interiorità dilaniata di Lola con accenti tutto sommato convincenti, anche se restano alcuni momenti, come le scene sulla nave nella prima parte, in cui effettivamente l'attrice appare un po' spaesata. Fra i caratteristi eccellente Anton Walbrook, comme d'habitude, una rivelazione Peter Ustinov, giustamente sgradevole ed eccessivo, non male anche un giovane Ivan Desny.
Purtroppo l'ultimo film di un genio della settima arte, "Lola Montez" è una visione obbligatoria per ogni vero amante del cinema.
Voto 9/10
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