Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Un camorrista vede uccidere sua moglie e il suo bambino da un delinquente mascherato. Non gli sarà difficile farsi giustizia da sè.
Un film come Napoli... serenata calibro 9 ha due genitori ben precisi: il musicarello e il poliziottesco. Ma sotto la facciata più esplicita, il vero marchio del lavoro è pur sempre quello della sceneggiata partenopea. Il primo genere aveva visto l'esordio, sia pure a modo suo, di Mario Merola nel cinema: interpretava un brav'uomo costretto alla violenza - fra una cantata e l'altra - in Sgarro alla camorra, girato nel 1973 proprio dal massimo esperto del musicarello: Ettore Maria Fizzarotti; anche le ascendenze in chiave poliziottesca erano evidenti, ma certo in Serenata il genere viene sviscerato fino al parossismo, sminuendo ma non dimenticando la componente canora della storia e soprattutto creando un eroe-antieroe / boss camorrista-giustiziere privato che sconvolge la natura del filone, aprendo nuovi scenari. Che puntualmente Merola cavalcherà, recitando (si fa per dire) in un'altra quindicina di pellicole nei sei anni successivi. Attore non particolarmente dotato, il Nostro ha dalla sua un carisma eccezionale e una resa sulla scena inequivocabile che gli permettono di lasciare il segno anche senza fare granchè; fra gli altri interpreti qui troviamo Aldo Canti, Ria De Simone, Nunzio Gallo, il piccolo Marco Girondino (che accompagnerà la carriera di Merola per un'altra manciata di titoli), Nino Vingelli, il comico Lucio Montanaro per qualche momento più leggero e, nei panni di un travestito, Leopoldo Mastelloni. Sceneggiatura di Piero Regnoli, del regista Alfonso Brescia e di quel volpone di Ciro Ippolito, che è l'autore unico del soggetto, riveste anche un ruolo produttivo e in futuro si metterà in proprio a dirigere melodrammi di simile risma, fra cui Lacrime napulitane (1981) con Merola protagonista. 3/10.
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