Regia di Renato Castellani vedi scheda film
E' un bel film drammatico con venature neorealistiche, il quale racconta una dolorosa vicenda privata che si intreccia con la storia e gli sconvolgimenti sociali di un villaggio calabrese. Il punto di vista è quello della povera gente, nella fattispecie di un ragazzino il quale, cresciuto, racconta i difficili avvenimenti che visse nell'infanzia. La prima e l'ultima parte si concentrano sul privato, mentre tutta la parte centrale è dedicata ai grandi avvenimenti (specie la guerra e la lotta per la ripartizione delle terre). E' una pellicola velata di tristezza, dove un po' tutti sono vittime di circostanze sbagliate e di una specie di ingiustizia endemica che pervade la società. I singoli commettono errori, fanno scelte errate, compiono azioni precipitose dettate dalle passioni, difendono meschini interessi: tuttavia nessuno è completamente negativo e cattivo, neppure il barone feudatario, ma, in misura maggiore o minore, sono individui che vengono travolti da una società appunto ingiusta. La vittima principale è il brigante del titolo, colpito - per restare in argomento - da una falsa accusa di omicidio, favorita dagli interessi più inconfessabili che innervano il paese. L'appuntato dei carabinieri non è certo un modello di integrità morale, ma anche lui riceve indebite pressioni dai suoi superiori, che praticamente lo ricattano. Neppure i due fidanzati poveri sono innocenti, ma in fondo vengono usati da chi sta sopra di loro e convinti a fare una cosa di cui non comprendono bene il contesto. E infine, ci sono le tragiche fatalità...
E' un film che non può non risaltare nel panorama del cinema italiano, anche per l'epoca in cui fu girato, che vedeva il trionfo delle commedie e del neorealismo rosa. Renato Castellani mi sembra un regista sia capace che peculiare; è difficilmente inquadrabile, e forse per questo non ha avuto i riconoscimenti che avrebbe meritato. Questa è un'opera di sicuro valore, e priva di difetti evidenti. La parte finale ha una notevole forza drammatica, che coinvolge e tocca lo spettatore da vicino. Resta impresso lo sguardo dell'appuntato davanti al cadavere dell'uomo che ha appena ucciso.
Va anche rilevato il lavoro meritorio della Mediaset, che ha recuperato la versione integrale di 2 h e 19' (sparita dalla circolazione e mai vista al cinema), e ne ha curato il restauro. Se penso ai numerosi altri titoli del cinema italiano recuperati dall'azienda, si può dire che in merito essa ha abbondantemente superato la Rai.
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