Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Viene bandito un concorso per selezionare una bambina che partecipi al nuovo film di Alessandro Blasetti (che compare nella parte di sé stesso), e una donna del popolo si mette in testa di far vincere a ogni costo la figlioletta. Un film spaventosamente profetico, che parla di cinema ma che oggi potrebbe applicarsi benissimo ai nuovi e sempre più volgari miraggi alimentati dalla tv. La prima parte descrive le stazioni della via crucis mondana percorsa da madre e figlia: studio del fotografo, atelier della sarta, maestra di recitazione, scuola di ballo, salone del parrucchiere; una via crucis che culmina con l’avvento dell’intrallazzone frequentatore del sottobosco di Cinecittà e prodigo di promesse (un personaggio che poi diventerà tipico della commedia italiana, vedi per es. il Manfredi di Io la conoscevo bene). Poi, all’improvviso, ecco l’immersione nella realtà: l’incontro con Liliana Mancini, che aveva (davvero) recitato per Castellani in Sotto il sole di Roma, si era illusa di avere un futuro come attrice, è finita a lavorare in sala montaggio ma non si sente sconfitta, perché ha aperto gli occhi. Una scena chiave, che prepara il meraviglioso finale: alla vista della miseria morale dei cinematografari che sghignazzano davanti a una bambina in lacrime Maddalena Cecconi non solo rinsavisce, ma recupera la propria dignità umana (che aveva solo smarrito, non perduto); e sua figlia può finalmente dormire in pace, libera dalle ossessioni materne.
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