Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Secondo me appartiene ai capolavori di Visconti, del neorealismo e del cinema italiano. E' una pellicola molto umana e intensa, con personaggi molto realistici e riusciti, ambientata in un ambiente popolare che di più non si può. Oltre che quella della Magnani - quasi scontato sottolinearlo - un'interpretazione di punta è quella di Walter Chiari, attore sicuramente sottostimato dal cinema drammatico (e da se stesso?), che si sprecò spesso in mediocri cabaret televisivi. In questo film, il suo intrallazzatore che sfrutta le illusioni dei poveri, ne trae profitto, e vive di espedienti, di truffe, e di promesse non mantenute è tagliente e lascia il segno. Anche il personaggio dell'attrice vecchia e decaduta, ma altrettanto piena di boria, è particolarmente riuscito. Ciò che accomuna lei a diversi altri personaggi del film è l'egoismo e la volontà di sopraffare gli altri, o di approfittarne. In generale, si respira il cinismo/egoismo post-bellico che si sente ancor più chiaramente nei film di De Sica: la vita è dura, e ognuno pigli più che può e come può, senza curarsi troppo degli altri; abbiamo sofferto già troppe privazioni. Questo sembra essere il criterio di comportamento. La Magnani, dal canto suo ci offre una maiuscola interpretazione di un personaggio complesso e forse bifronte: l'amore per la bambina, ma anche il non accorgersi che in realtà la sta usando per rifarsi di frustrazioni personali; la sua genuina saggezza popolare, ma anche il non capire che il mondo nel quale vuole introdurre la figlia è falso e pericoloso.
Molte sono le scene memorabili, come quelle a Cinecittà o le scenate nel condominio, con tanto di pubblico di comari impiccione.
E' una pellicola del 1951, ma, mutatis mutandis, è tutt'oggi attualissima. L'arrivismo e il cinismo che circondano il mondo dello spettacolo sono ancora veri, come pure la smania di molte madri di veder i figli/e sfondare sul palcoscenico o sullo schermo. Mentre vogliono rifarsi delle proprie ambizioni deluse, non si accorgono che rubano loro l'infanzia e in fin dei conti si servono di loro. Da vedere, e da meditare.
E' un capolavoro, e ha quella naturalezza e semplicità scevre da qualsiasi millanteria o volontà di strafare che lo rendono ancora più affascinante. Blasetti compare nella parte di se stesso, e si vede anche un giovanissimo Corrado che fa lo speaker del telegiornale (Mario Gori è il celebre produttore a venire assieme a Vittorio?)
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