Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
È un film denso di profondità, d’intelligenza e di sensibilità, tantoché se ne potrebbe scrivere per giorni e non coglierne mai tutta l’essenza. Iniziamo dicendo che film del genere non potranno mai e poi mai essere datati; perché sono documenti storici. Perché il neorealismo è stato il più meraviglioso libro di storia sul nostro paese che i padri del cinema ci hanno lasciato. Un libro che ci mostra un paese in rovina, che tenta con tutte le forze d’uscire dalle macerie, ma che si analizza e si autocritica con sensibilità e gentilezza. L’impronta neorealista qui è più che mai evidente dal soggetto di Zavattini, ma la Magnani (che, inutile dirlo, è stata una gigante del nostro cinema) sembra davvero un’attrice presa dalla strada o ripresa di nascosto. La sua spontaneità, il suo modo di recitare, di relazionarsi con lo spettatore, di catturarne l’empatia e di coinvolgerlo ha dell’incredibile. La sua grinta è così straordinariamente autentica che non risulta mai fuori posto, nemmeno per un attimo. C’è poi Visconti che è un maestro della perfezione estetica, che sa ben tratteggiare la miseria che affligge i personaggi senza mai darla troppo a vedere, senza mostrarci mai pezzenti vestiti di stracci in mezzo ad una strada o persone denutrite e scheletriche. È una miseria che, oltre ad essere materiale, è soprattutto morale. È la miseria che affligge la sua protagonista che tormenta la figlia con lezioni di recitazione, di ballo, di dizione perché vuole farne un’attrice; un’attrice che non deve vivere la sua stessa miseria (materiale), che deve riparare a tutte le frustrazioni e le ingiustizie da lei subite. Lei la tormenta fino allo sfinimento finché lei, al provino, non può che lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Ma il mondo del cinema non è meno misero, ma la miseria che l’affligge è morale. È un mondo aspro, cattivo e fasullo, ma i poveri non possono non guardarvi sognanti perché è l'unica via di fuga che hanno; vi si perdono la sera prima d'andare a letto ed i loro occhi illuminati e spersi possono così vagare in un mondo fatto di stelle, di cowboy, di enormi distese verdi, di cavalli che partono al trotto, di donne bellissime che loro non hanno mai visto nella realtà; ma dal guardare un film ad entrarci dentro c’è una bella differenza ed allora il sogno diventa troppo grande e si rischia di perdere il controllo.
Il finale possiede una grinta, un’energia ed un orgoglio che non gli sospettavo. E rappresenta come il rapporto del regista con la protagonista sia di compassione e di biasimo allo stesso tempo. Biasimo per come tormenta la figlia, per come persegua i suoi stupidi fini con una totale abnegazione, senza un minimo di riflessione o di pentimento; compassione per la sua situazione, per la sua povertà morale, culturale e materiale, che non può non spingerla a questo passo, a costo di finire in mezzo alla strada. Ma nel finale, Visconti riscatta la sua protagonista appieno ed allora la compassione diventa più pesante del biasimo.
Bellissima è un documentario, un reportage girato nelle casacce ammuffite degli italiani del dopoguerra; un documentario ricco di sensibilità e tenerezza, che non può non colpire chi guarda. Ed è inoltre una riflessione sul cinema come pochi sono riusciti a farla.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:2 impegno:3 tensione:2
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