Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Mostrare il vero volto del giocattolo-cinema per il nostro regista più enfatico e viscerale significa assecondare la recitazione della più grande attrice italiana nel suo essere popolana e convinta delle qualità artistiche della propria figlia. Visconti non rinnega il neorealismo ma lo fa approdare verso un realismo crudo, efficace per far luce sui meccanismi di un mondo effimero. I conflitti familiari sono quelli dell’Italia popolare del tempo, una moglie succube del marito che si arrangia con lavori mediocri per un esistenza mediocre, una madre che cerca di ottenere per la figlia una vita diversa, un concorso per scegliere una bambina per un film, diventa l’occasione per molte madri di evitare alle loro figlie una vita fatta di lavori umili e di rapporti sentimentali con uomini modesti o maneschi. Madri frustate costringono figlie innocenti, che vengono sballottate in attività che non vogliono fare, solo per soddisfare la voglia di rivincita di un genitore. Maddalena è pronta quasi a tutto per far diventare la piccola figlia Maria un attrice, per la donna il cinema è evasione e i luoghi di pascolo dei western americani sono un spazio da sogno esotico anche se magari ci si perde nella propria bellissima città. Il regista decide di svelare senza trucchi e inganni l’immoralità del sistema dove la presenza del maneggione di turno può facilitare le cose se si è disposti veramente a mettere da parte la propria etica. Maddalena mentre continua a scarrozzare la figlia tra parrucchieri, fotografi e maestri vari, non accetta di andare fino in fondo e anzi quando si rende conto del circo nel quale sta per mettere la povera Maria, recupera la dignità rinunciando alla facile ma cattiva strada del successo. Insieme alla sofferenza della bambina è tutta la normale cattiveria di uno spettacolo ad essere illuminata. Film morale feroce e lineare per un paese semplice e innocente che non esiste più e per il quale oggi il finale sarebbe diverso.
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