Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Da uno spunto vagamente neorealista di Zavattini, il terzo film di Visconti si risolve in un ritratto di donna che offre alla Magnani uno dei suoi ruoli più belli. Opera non perfettamente padroneggiata nei suoi cambi di registro, ma traboccante di umori, sentimenti e di toccante umanità. La Magnani diventa un simbolo delle speranze di ricostruzione del dopoguerra e un archetipo di tutte le madri coraggiose e battagliere : brava sia sul versante drammatico che su quello da commedia. Al suo fianco Walter Chiari non sfigura, mentre il regista Blasetti si ritaglia una gustosa apparizione nel ruolo di se stesso. La scena clou è quella in cui Nannarella assiste di nascosto alla proiezione del provino della figlia e alle reazioni scomposte e sprezzanti dei cinematografari, di una sobrietà ammirevole: la Magnani è molto intensa, sa trasmettere il giusto pathos senza eccedere in virtuosismi attoriali. Nell'itinerario del regista, comunque, resta soprattutto un'opera di transizione, influenzata dalla poetica del neorealismo (tutti gli accadimenti della trama sono solidamente inseriti in una dimensione quotidiana) ma non priva di riferimenti al melodramma e all'opera lirica, come sarà sempre di più nei film successivi. voto 9/10
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