Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Ci sono film che in qualche modo finiscono per segnare la fine di un genere e Gli Spietati (1992) e sicuramente uno di questi, visto che sono quasi 30 anni che non si realizzano più capolavori del genere western. Clint Eastwood fino ad inizio anni 90', era un regista che incontrava il favore del pubblico, ma tenuto scarsamente in considerazione dalla critica, ad eccezione di Bird (1988). Anche i suoi colleghi lo consideravano ben poco; è emblematica la definizione poco lusinghiera di “animale con la cinepresa” datagli da Stanley Kubrick che tendeva a prenderlo ben poco sul serio, mentre l'unica voce autorevole a schierarsi a favore del regista fu Orson Welles, che già ad inizio anni 80' capì prima di tutti gli altri l'immenso talento di Eastwood e lo definì il regista più sottovalutato del mondo. Era questa la situazione che si presentava alla vigilia del film e il regista, che conservava la sceneggiatura di questo film nel cassetto da svariati anni, visto che aveva raggiunto l'età del protagonista, decise che era ora di fare finalmente un film.
Con gli Spietati, il regista si libera definitivamente dai debiti artistici verso i suoi maestri Sergio Leone e Don Siegel (a cui dedica il film), per trovare una strada totalmente personale ad originale. La pellicola in questione è un’analisi impietosa sulle fondamenta su cui è edificato il mito del cinema western; la violenza, che nel duelli finale trova il suo atto più compiuto. La violenza di cui i personaggi della pellicola fanno uso, è un qualcosa che all'atto pratico nessuno vorrebbe concretizzare, ma risulta essere un elemento su cui l'essere umano non può farne a meno, perché può rinunciarvi anche a lungo (come i nostri due ex-assassini protagonisti William Munny e Ned Logan), ma prima o poi come in un eterno ritorno, la violenza ritorna in gioco. All'atto pratico nessuno vuole praticarla di propria iniziativa e per questo basta analizzare i vari personaggi; come ad esempio lo sceriffo Little Bill (Gene Hackman) è costretto a fare uso di metodi brutali e spicci per dare una parvenza di ordine ad un paese che altrimenti finirebbe per sprofondare in uno stato di natura totale dove tutti sono contro tutti; si percepisce benissimo però che ne vorrebbe fare a meno (risparmia i due uomini, di cui uno dei due ha sfregiato una prostituta che darà origine alla vicenda, imponendo solo una sanzione economica) e esplicativo di questo, è la sua casa in perenne costruzione che risulta colma di buchi dove si infiltra l'acqua quando piove, per simboleggiare la fallacia dei suoi metodi ed è alla fine costretto a vivere nel suo ufficio di sceriffo destinato ad un eterna spirale di violenza contro chi mette in discussione l'ordine ed il rispetto sella legge in paese.
Spostando il focus sugli altri personaggi vediamo poi come il giovane Schofield Kid (che propone a William Munny di unirsi a lui, per uccidere i due uomini ed incassare 1000 dollari di taglia messa su di loro dalle prostitute) sia inebriato dal mito della violenza, ma all'atto pratico poi si dimostrerà tutt'altro che efficace nel praticarla, invece le prostitute la esigono per vendicare la loro collega sfregiata (lasciando l'atto pratico ai vari bounty killer), mentre c'è chi la violenza la subisce da innocente, come il più giovane dei due uomini che nulla ebbe a che fare con lo sfregio fatto alla prostituta, ed infine, ci sono persone come William Munny (Clint Eastwood), ex-assassino ritiratosi ora allevatore di bovini con due figli e una moglie appena morta, che dopo anni sono costretti a farne uso per problemi economici. Munny e il suo ex-compagno di rapine Ned Logan (Morgan Freeman), sono due persone forgiate dalla violenza e dal sangue altrui; due individui destinati a vivere sempre con il rimorso per il peso oscuro del loro passato e destinati ad essere dei non perdonati (Unforgiven é il poetico titolo originale).
Il pessimismo Eastwood sulla natura umana irrimediabilmente inclinata al male (esplicativa in proposito la fotografia con quei neri profondi ed avvolgenti), si fa' molto forte ed è impossibile per tutti i personaggi sottrarsi al ciclo della violenza ed infatti, anche a chi non la pratica più da tempo, gli bastano le giuste motivazioni per ritornare ad essere ciò che si era un tempo. In sostanza Gli Spietati è un western dallo spirito “pacifista”, non solo per l'analisi della violenza, ma anche per la smitizzazione delle uccisioni che sono brutali, ma tutte accomunate dall'anti-spettacolarita'. Nel western definitivo creato da Eastwood, non vince chi è più veloce a sparare, ma chi risulta più freddo e preciso (ed il duello finale racchiude l'essenza dell'Eastwood pensiero in proposito) e per esserlo bisogna avere la necessaria determinazione e controllo di sé stessi, quindi essere assuefatti a tale atto. Grazie a queste intuizioni di messa in scena, per la prima volta in un western si sente il peso doloroso di una vita spezzata e la pesantezza di ogni singolo proiettile di pistola, con tutte le implicazioni che l'atto di sparare comporta da parte di chi lo compie, così da indurre un forte scombussolamento nell'animo dello spettatore. Ne esce un ritratto desolante, ma veritiero, su ciò su cui sono edificate le fondamenta del mito americano (illuminante l'inquadratura finale in primo piano, su un demoniaco William Munny a cavallo, con la bandiera americana sullo sfondo sferzata da vento e pioggia). All'epoca la pellicola fu un grosso successo di pubblico e di critica, tanto da vincere ben 4 oscar, tra cui miglior film, regia e miglior attore non protagonista (Gene Hackman), purtroppo Clint Eastwood per la sua monumentale prova di attore perse l'oscar a favore della sopravvalutata interpretazione di Al Pacino in Profumo di Donna (1992). A distanza di quasi 30 anni, Gli Spietati non solo si conferma il miglior film western mai realizzato, ma anche un capolavoro totale della storia del cinema.
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