Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Non ho visto il capolavoro che tanti decantano, ma mi è piaciuto perché insolito. Mi unisco al coro di coloro i quali sottolineano la particolarità della fotografia, crepuscolare al pari di tono e trama. A sorpresa non ci si abbandona ai soliti cliché dei buoni contro i cattivi (in apparenza si potrebbe pensare il contrario) e questo è uno dei pregi di originalità che più ho apprezzato. Si fatica davvero a distinguere gli eroi. I due che più si approssimano agli archetipi positivi e negativi, forse, sono rispettivamente Ned Logan (Morgan Freeman) e "Little" Bill Daggett (Gene Hackman). Tuttavia non si avrà né condanna né assoluzione. Nessuno potrà considerarsi più puro o meritevole di altri, in quanto la violenza è presentata come deprecabile a prescindere, assieme alle motivazioni non sempre "nobili" dell'agire. Emblema di tale intento è proprio il protagonista William "Will" Munny (Clint Eastwood), cui ci si affeziona unicamente in virtù della sua solitudine, senza un'autentica empatia o immedesimazione. La sottile e triste ironia sottesa al climax finale o all'epilogo rinsaldano appunto questo preciso messaggio.
La lentezza della narrazione non sarebbe un male, se ad essa si fosse accompagnato un adeguato sviluppo. Invece ho riscontrato la presenza di diverse figure appena abbozzate e non valorizzate nel loro massimo potenziale. Penso, per esempio, all'informe gruppo di meretrici invasate o al breve episodio purtroppo fine a se stesso di Bob l'inglese (Richard Harris). Spiace ed è un peccato vedere sprecato il talento di un cast di comprimari che avrebbe garantito un supporto efficace. Non a caso uno dei momenti per me più commoventi è stato l'incontro con la sfregiata Delilah Fitzgerald (Anna Thomson). Avessimo avuto più scene di questo tipo, l'intreccio sarebbe stato più corposo e meno annacquato. Così com'è, al contrario, non sembra poi procedere più di tanto nel racconto, oltre ad avermi lasciato alcune perplessità relative alla consistenza e coerenza. Avrei inoltre gradito una colonna sonora più entusiasmante e suggestiva, ma pazienza.
Concludo con un estratto, in cui mi riconosco abbastanza, delle parole del critico Roger Ebert. Pur dimostrandosi anch'egli soddisfatto dall'opera, come nel mio caso, comunque rilevò che: «Its story, however, does not build up much momentum or have a strong sweep that carries us from beginning to end. It's a kind of meandering picture that creates a world that gives us sharply-etched moments in it surrounded by a somewhat shapeless atmosphere. On the whole I did enjoy it, but I thought it had a few too many characters and it was less organized then it might have been».
Nel 1880 a Big Wiskey, nel Wyoming, la prostituta Delilah Fitzgerald viene sfregiata da due cowboy, ma lo sceriffo Little Bill Daggett non li arresta. Guidate da Alice Strawberry, le prostitute pongono una taglia di mille dollari per chi li eliminerà. Il giovane pistolero Schofield Kid informa allora William Munny e il nero Ned Logan. Frattanto arriva Bob l'inglese, accompagnato dal biografo francese W.W. Beauchamp...
Sul modesto lavoro del compositore Lennie Niehaus dominano soprattutto i silenzi.
Avrei gradito un maggiore approfondimento di certi personaggi e una colonna sonora più incisiva.
Non sarà il suo film migliore, però conferma un talento invidiabile da tanti altri colleghi attori/registi.
Il per lui classico protagonista William "Will" Munny. A suo agio.
Nelle sue corde è lo sceriffo "Little" Bill Daggett. Perfetto.
Compie il suo dovere come "spalla", è Ned Logan.
Un carismatico Bob l'inglese, ma il ruolo è troppo limitato.
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