Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Una contessa (il cui cognome non viene mai pronunciato), per bisogno di denaro contante, vende due orecchini al gioielliere da cui il marito li aveva comprati; lui li rivende al marito, che li regala alla sua amante, che è in partenza per Costantinopoli, dove li perde al gioco; lì li acquista un diplomatico, che al ritorno a Parigi li dona alla contessa. Meccanismo analogo a quello di La ronde, con vari passaggi di mano e chiusura del cerchio. È un film che ha l’eleganza fragile e stilizzata di un merletto; può sembrare frivolo, ma lo è solo l’oggetto rappresentato: nella storia di un tradimento vissuto dapprima come semplice gioco di società e repentinamente trapassato in melodramma c’è il ritratto della belle époque, scivolata verso la tragedia della guerra senza quasi rendersene conto. I personaggi sono inseriti in situazioni volutamente ripetitive (Boyer ricompra in continuazione i medesimi gioielli, De Sica e la Darrieux ballano ininterrottamente), che li fanno assomigliare a burattini senza volontà; e una macchina da presa mobilissima sembra seguirli con la curiosità di vedere dove andranno a parare i loro futili intrighi.
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