Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Vittorio De Sica presta la sua signorile interpretazione ad un’aristocratica commedia degli equivoci, dei sotterfugi, delle coincidenze diaboliche e bizzarre. In questa storia romanzesca ma non troppo, gli intrighi dell’alta società, più che strategie per amministrare il potere o dirimere contese politiche, si rivelano per quello che sono: trame, per lo più maldestre, miranti a salvare le apparenze, nascondendo personali peccatucci ed intime debolezze che potrebbero macchiare la specchiata immagine della nobiltà. Continuando a rimestare si finisce fatalmente per rivenire al punto di partenza: infatti, se ognuno, nel suo piccolo, con la sua isolata iniziativa, contribuisce, poco alla volta, a far ruotare il meccanismo, l’ingranaggio dopo pochi passaggi, completerà il suo giro. Pertanto i singoli interventi si sommeranno a zero, ma l’improbabile ritorno del passato rivelerà, inevitabilmente, che qualcosa di anomalo è accaduto. Il fuggitivo che rientra alla base non equivale a colui che non è mai evaso: così il percorso circolare compiuto dagli orecchini della contessa senza nome reca la traccia di tutti gli eventi che li hanno messi in moto, narrando per intero la storia della sua infedeltà al marito, tradito a livello economico, morale ed, infine, anche sentimentale. Il cerchio che si chiude è, ancora una volta, per Max Ophüls, il simbolo della verità che viene a compimento, realizzando il pentimento del colpevole, il ripensamento sull’errore, la pacifica fusione degli opposti, e riuscendo così a ricondurre alla perfezione della logica il nostro incerto vagabondaggio attraverso i misteri della vita.
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