Regia di Max Ophüls vedi scheda film
Un grande capolavoro di fluidità ed eleganza, in cui l’eleganza è di concezione prima che di stile.
I gioielli di Madame de … di Max Ophüls (pseudonimo di Maximilian Oppenheimer), girato nel 1953, è il penultimo film del grande regista, tedesco di nascita ma cosmopolita d’adozione, tratto da un romanzo di successo scritto da Louise de Vilmorin, e sceneggiato dal regista stesso e dal commediografo Marcel Achard.
La trama si svolge alla fine dell’Ottocento e riguarda la nobildonna Louise (Danielle Darrieux), sposata, con sentimenti di tiepida consuetudine senza passione, al generale d’artiglieria, il conte André de … (Charles Boyer), la quale, per saldare i debiti accumulati per le sue spese eccessive, non essendo sufficiente l’appannaggio erogatole dal ricco marito rivende al loro gioielliere gli orecchini regalati dal consorte per le nozze: ha così inizio una serie di passaggi dei gioielli (ne ho contati in tutto nove) che poi tornano a Louise, regalati dal suo amante, il diplomatico barone Fabrizio Donati (Vittorio De Sica) … Il racconto assume quindi una forma ciclica (cara al regista) e la storia evolve gradualmente dagli iniziali toni di commedia romantica al finale drammatico: i passaggi di mano dei gioielli scandiscono l’evolversi della vicenda e ne determinano l’epilogo.
Ophüls è rinomato per la fluidità dei movimenti della macchina da presa, confermata in questo film da carrellate e piani sequenza di grande efficacia. Il ritmo delle riprese è correlato all’atmosfera delle scene: così è mutevole e volteggiante nei ripetuti valzer che segnano l’innamoramento di Louise e del barone Donati, ed è più secco e nervoso quando il conte André si adira per la relazione della moglie divenuta troppo seria. Sono notevoli anche le sottili tecniche di montaggio, in particolare ricordo quello analogico nella mirabile scena in cui i frammenti di una lettera strappata e gettati dal finestrino di un treno si “trasformano” in fiocchi di neve.
Il film è ragguardevole non solo per la splendida regia di Ophüls, uno dei maestri della settima arte, purtroppo semisconosciuto al grande pubblico, ma anche per l’egregia interpretazione degli attori che danno perfetta credibilità ai mutevoli stati d’animo dei protagonisti: Danielle Darrieux, frivola e disinvolta mentitrice, ma irresistibilmente dominata da un tenero e profondo sentimento per il barone Donati; Charles Boyer, che con elegante, smaliziata nonché ipocrita noncuranza tollera la relazione della moglie (probabilmente ricambiato per le sue scappatelle), ma capace di inflessibile durezza quando la situazione trascende mettendo in pericolo la sua immagine pubblica; Vittorio De Sica, raffinato, disinvolto e garbato viveur che però è in grado un grande e sincero amore per Louise. La cura per l’ambientazione (la vicenda si svolge soprattutto in interni) è di grande classe e di pari livello sono i costumi e gli abbigliamenti dell’epoca. Adeguata al rango del film la bella fotografia in bianconero.
In conclusione, I gioielli di Madame de … è un capolavoro assoluto, nel quale, cosa rara, non sono riuscito a trovare punti deboli.
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