Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Film-manifesto di un certo tipo di concezione della giovinezza: e cioe' il vivere "fuori",sempre "come se ogni giorno fosse l'ultimo",tra stordimenti da droghe e avventure suburbane,viaggiare non importa verso dove,senza tralasciare un modo confuso e violento di vivere la sessualita'.Se Van Sant avesse insistito di piu'sul versante ironico del film,"My own private Idaho" sarebbe potuto essere l'"Arancia meccanica" degli anni 90,ma la pellicola,nonostante considerevoli intuizioni registiche finisce per essere un omaggio dichiarato alla letterattura beat,certo apprezzabile ma poco approfondito.E la parte ambientata in un'Italia agreste chiaramente dedicata a Pasolini,è abbastanza tirata via.Bravi Phoenix e Reeves,ragazzi bradi,soprattutto il primo;il suo misto di tenerezza,insofferenza e senso di solitudine è toccante.Peccato non ci sia piu'.
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