Regia di Steve Miner vedi scheda film
Film strano, per un undecifrabile Mel Gibson. La storia, tuttavia, non sembra prendere una direzione ben precisa: a tratti sembra di essere dalle parti di E.T. e Corto Circuito, altre volte i richiami sono ad Ultimatum alla Terra, passando per gli inevitabili e consunti richiami a Ritorno al Futuro. L'amore del titolo, invece, il più delle volte resta solo sullo sfondo, o forse nemmeno su quello, così come accade con la questione della proiezione in avanti nel tempo del congelato Gibson. Lo si riscontra all'inizio e alla fine. Stop. Miner gioca le sue carte migliori nel rapporto tra Daniel e il ragazzino, che a volte diverte anche, ma nulla di più. Certo, un'ora e quaranta passa abbastanza facilmente, ma, a parte il finale tutto sommato buono, il resto ha il sapore del già visto, del già esplorato. Quasi insipido.
Sorvoliamo.
Ordinaria.
Gigioneggia, ma non sfonda, sebbene qualche faccetta sia azzeccata.
Presenza quasi inutile.
Forse è il migliore, nonostante sia piccolissimo.
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