Regia di Mark L. Lester vedi scheda film
La piccola "Charlie" è figlia di un uomo e una donna sottoposti a esperimenti, che ne hanno sviluppato una capacità telepatica tale da arrivare a far perdere la conoscenza, e anche la vita alle persone, e la bambina ha il potere di appiccare il fuoco con la mente. Membri governativi hanno effettuato l'esperimento, e vogliono mettere le mani sulla ragazzina, che vive in fuga, assieme al padre, dopo che la mamma è stata ritrovata uccisa, per mano degli uomini di "The Shop", il laboratorio in cui si conducono questi rischiosi test. Prodotto da Dino De Laurentiis, non nella sua miglior fase, "Firestarter" non è tra i peggiori, nella cinematografia desunta dai romanzi di Stephen King: ha nel cast tre attori da Oscar, come George C. Scott, Art Carney e Louise Fletcher ( questi ultimi due usati poco e non benissimo), un cattivo dalle tonalità ambigue e mefistofeliche come Scott, e una discreta narrazione, con effetti speciali, per l'epoca, abbastanza buoni. Però il film è una lettura piuttosto superficiale di uno dei romanzi più politici dell'autore di "Cujo", di cui mette in risalto solo la caccia alla piccola "fenomena" da parte dei creatori, e gioca soprattutto sul piano della tensione fino al teso conflitto conclusivo. Nel romanzo, il raffronto tra gli idealismi del '68 e l'affermarsi del reaganismo erano un elemento decisivo e, a conti fatti, il vero tema della storia: cosa che nel film viene a mancare del tutto, in pratica. Certo, Mark L. Lester, che diresse questo titolo tra i suoi due maggiori successi, "Classe 1984", e "Commando", non è stato certo un fine regista, e non era quello più adatto per un racconto del genere: ma all'epoca King era considerato da Hollywood una potenziale macchina da soldi, e non molto di più.
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