Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Sono sgomento. Bergman, nel mio immaginario, è l'equivalente drammatico di Woody Allen, un Maestro assoluto. E però, questo film, mi ha fatto l'effetto di una tremenda mattonata. Guardavo, ascoltavo e mi veniva da pensare "Ma che stanno a dì?" (scusate, sono romano). Avevo critto su Face Book che mi accingevo a vedere un film da fregarsi le mani, con tre nomi strepitosi. Cazzo come ci sono rimasto male! Sono tutti e tre bravissimi, per carità. Regia di gran classe, recitazione eccezionale. Ma le cose che si dicono, al mio orecchio, suonavano assurde. Sono io che sono cambiato? Temo di sì. Dovrò rivedermi qualche altro film del Maestro. E però, così, tanto per dire la prima cosa che mi viene. Dov'è la storia? Tutto dialoghi, praticamente teatro. E che dialoghi sono? Nella vita reale, basterebbe un millesimo di tutto quello che si dicono le due donne, per scatenare la rissa e chiuderla lì. Ma le due proseguono, imperterrite (si fa per dire, le espressioni iper-drammatiche non mancano certo) rovesciandosi addosso un odio sconcertante e senza limiti, per poi alternarlo a improvvisi abbracci e dichiarazioni d'amore. Stanno messi bene, da quelle parti. Boh. L'introspezione psicologica parlata non fa più per me, evidentemente. Tre stellette per la stima ai tre nomi. Una a testa.
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