Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Un'altra storia di incomprensione, che questa volta prende spunto dal conflitto intergenerazionale, con un lancinante spaccato madre-figlia. Niente di particolarmente rilevante, le atmosfere pesantissime e le scene lunghe, fatte di dialoghi importanti, non sono alcunchè di nuovo (almeno per Bergman, ma in fondo non solo). Il risultato finale, manco a dirlo, è desolante: per gli esseri umani la comunicazione è utopia e le incomprensioni, piccole o grandi che siano vanno a formare ed incrementare un gravoso fardello che ciascuno di noi è costretto a portare con sè. Accanto a qualche frase e alcuni scambi madre-figlia da ricordare, un oceano di parole e situazioni di pura 'maniera'; colori e luci impeccabili, geometrie eccelse per un film di interni casalinghi (del resto il conflitto in scena è quanto di più 'domestico' vi sia: genitore vs figlio, ed è principalmente interiore, mosso da sensi di colpa ed antichi rancori mai sfogati o sopiti).
Una non più giovane pianista, dopo anni, torna a far visita alla figlia, sposata con un pastore. Con loro vive anche l'altra figlia, malata di mente e semivegetale. L'approccio è buono, ma presto riaffiorano antichi dissidi e incomprensioni; chi ne esce peggio è la madre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta