Nell'attesa del treno che lo porterà a lavorare, e a vivere, in un altra città, Yuri ricorda la sua adolescenza e i suoi amici ad Ascoli Piceno. Soprattutto la virile e un po' enigmatica figura di Razzo, un amico più grande che muore in un incidente automobilistico. Poi le manifestazioni politiche, le corse in lambretta, gli amori e le delusioni, le gioie e i dolori. Interessante opera prima Il grande Blek prende il titolo da quello di un noto fumetto dell'epoca, che definisce subito il taglio della nostalgia e del ricordo che Piccioni conferisce (nonostante qualche ingenuità) alla sua storia.
Mi entusiasmo' quando lo vidi da ragazzino. Visto adesso non va oltre ad un lavoro onesto fatto con molto impegno e passione, ma irrimediabilmente ingenuo e acerbo, tipico di molte opere prime.
In una fredda serata del 1973 il giovane Yuri attende alla stazione della cittadina di provincia in cui è cresciuto (non viene mai nominata ma dalle immagini si capisce che è Ascoli Piceno, città del regista Piccioni) il treno che lo porterà verso una nuova vita. Sono le battute inziali di questa pellicola, non priva di difetti come si conviene ad un'opera prima,… leggi tutto
Esordio alla regia del marchigiano Giuseppe Piccioni, con un'opera fortemente autobiografica, ambientata in quel di Ascoli Piceno, citta' che ha dato i natali al giovane regista. IL GRANDE BLEK e' un piccolo affresco della provincia italiana, che si snoda tra gli anni 60' e la prima meta' degli anni 70'. Si racconta di Yuri (Roberto De Francesco), un bambino che cresce in una famiglia composta… leggi tutto
Romanzo di formazione autobiografico ed opera di debutto: un grande classico. Autoreferenziale fino al midollo (il film è ambientato ad Ascoli, città natale del regista), questo Grande Blek - personaggio di fumetti popolari negli anni in cui la storia è ambientata - è una storia gradevole ed equilibrata, fatta di momenti delicati e goliardici, di tensione e di puro… leggi tutto
Il grande Blek è il film d'esordio di Giuseppe Piccioni che tenta di descrivere i fermenti politici e sociali che hanno influenzato la vita anche della provincia italiana negli anni '70. Attraverso la storia delle famiglie e delle amicizie di Juri (Roberto De Francesco) si rivivono gli 'anni caldi' della contestazione, forse con qualche smielatura di troppo.
Comunque il…
Esordio alla regia del marchigiano Giuseppe Piccioni, con un'opera fortemente autobiografica, ambientata in quel di Ascoli Piceno, citta' che ha dato i natali al giovane regista. IL GRANDE BLEK e' un piccolo affresco della provincia italiana, che si snoda tra gli anni 60' e la prima meta' degli anni 70'. Si racconta di Yuri (Roberto De Francesco), un bambino che cresce in una famiglia composta…
“Nella nostra piccola città, allora ancora più piccola di oggi ma tanto più gradevole e umana, al tempo in cui cominciavo a viverci per un numero imprecisabile ma ormai stragrande di anni.......” Piero Chiara,…
In una fredda serata del 1973 il giovane Yuri attende alla stazione della cittadina di provincia in cui è cresciuto (non viene mai nominata ma dalle immagini si capisce che è Ascoli Piceno, città del regista Piccioni) il treno che lo porterà verso una nuova vita. Sono le battute inziali di questa pellicola, non priva di difetti come si conviene ad un'opera prima,…
Romanzo di formazione autobiografico ed opera di debutto: un grande classico. Autoreferenziale fino al midollo (il film è ambientato ad Ascoli, città natale del regista), questo Grande Blek - personaggio di fumetti popolari negli anni in cui la storia è ambientata - è una storia gradevole ed equilibrata, fatta di momenti delicati e goliardici, di tensione e di puro…
Pensando alle schifezze che venivano prodotte dal nostro cinema nel periodo in cui uscì "Il grande Blek", al film di Piccioni bisognerebbe dare cinque stelline. Però, visto a più di vent'anni dalla sua uscita, l'opera prima del regista marchigiano risulta fragile e un po' sconnessa, nel senso che il versante politico della vicenda di Yuri appare posticcio o, quanto meno,…
Il dolore del ritorno - questa alla lettera l'etimologia - ovvero la tristezza per un ricongiungimento che non si compie, che è lontano, magari impossibile. Stiamo andando sul difficile, lo sappiamo, ma sappiamo anche…
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Commenti (2) vedi tutti
Un ritratto generazione ben riuscito.
leggi la recensione completa di Roberto T.Mi entusiasmo' quando lo vidi da ragazzino. Visto adesso non va oltre ad un lavoro onesto fatto con molto impegno e passione, ma irrimediabilmente ingenuo e acerbo, tipico di molte opere prime.
leggi la recensione completa di Donapinto