Regia di Rob Reiner vedi scheda film
La prima cosa che mi è venuta in mente nei pressi dell'approccio con il film di Rob Reiner è la sua evidente parodia contenuta nell'irresistibile In & Out di Frank Oz, in cui l'immaginario Cameron Drake vince un Oscar per il fantomatico Servire e proteggere, palesemente ispirato al dramma giudiziario tratto da un testo di Aaron Sorkin. In realtà, il film di Reiner (a sua volta candidato alla statuetta d'oro per il miglior film) è un robusto e teso legal thriller che bagna il naso a Alan J. Pakula e ad un certo filone cinematografico molto limitato quanto interessante (il film militare in cui le regole d'onore non corrispondo alla legge ufficiale).
L'impostazione tetrale si sente nella meccanica limpidità della dialettica di scrittura ma non è, come nella maggior parte dei film tratti da testi teatrali, un handicap perché l'intervento in sede di sceneggiatura dell'abile Sorkin riesce ad evitare accuratamente la trappola del teatro in scatola. Reiner ci mette del suo, ci mette l'esperienza del regista buono per tutte le stagioni in grado di mantenere alta la tensione della curiosità e la linearità narrativa, individuando una cifra stilistica ben chiara e non di meno aguzza che pone il problema della responsabilità di chi esercita il potere di fronte alle circostanze dell'ingiustizia.
Americano a diciotto carati, fila via come solo certi filmoni a stelle e strisce come cristo comanda, ha due punti di forza: un ritmo serrato e un Jack Nicholson che in tre o quattro sequenze riesce ad impossessarsi del film senza farsi troppi problemi e gigioneggiando alla grande: si mangia il carino Tom Cruise con la voracità del leone pigro e lo divora del tutto nel monologo finale non a caso rimasto memorabile ("Tu non puoi reggere la verità"). Colonna sonora marziale di Marc Shaiman in un film marziale quanto avvincente.
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