Regia di Rob Reiner vedi scheda film
“A few good man”, è l’ultimo grande film di Rob Reiner, che tra l’altro veniva da una sfilza di titoli di successo (cito in puro ordine cronologico “Stand by me”, “La storia fantastica”, “Harry ti presento Sally” e “Misery non deve morire”), grazie al quale dimostrò, almeno ai tempi, di saper variare il registro narrativo senza alcuna difficoltà spremendo ogni idea a disposizione.
E in questo caso si affida ad una sceneggiatura oliata come si deve e ad un cast di primaria grandezza per quel che concerne(va) le produzioni hollywoodiane del tempo.
Nella base militare di Guantanamo un marines muore in seguito ad una punizione inflittagli da due suoi compagni.
Quest’ultimi sembrano colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio, ma un avvocato civilista (Demi Moore) ci vede dell’altro, ed insieme al legale della marina militare Kaffee (Tom Cruise), proverà a dimostrare che in realtà l’ordine veniva dall’alto e che si trattava di un vero e proprio codice rosso.
Per salvare i due marines dovranno però vedersela con il carismatico colonnello Nathan Jessup (Jack Nicholson) che sarà tutto fuorchè disposto a lasciarsi calpestare.
Rob Reiner sa molto bene come garantire uno spettacolo coinvolgente e, grazie a dei tempi filmici che rasentano la perfezione, imbastisce un dramma giudiziario serrato come pochi, contraddistinto da dialoghi esemplari sia quando la situazione si fa tesa, sia quando invece si vuole stemperare la tensione (riuscendoci in questo modo in assoluta agilità) e da frasi emblematiche.
Il ritmo è così decisamente buono (sia dentro che fuori l’aula del tribunale), la procedura avanza con momenti molto tosti (praticamente tutti i confronti tra i legali e i vertici del campo militare), altri più leggeri (soprattutto nella prima parte con quella “faccia di bronzo” di Tom Cruise già pronta ad archiviare tutto all’insegna del patteggiamento), tra i quali vi è comunque il merito di non annoverare, ma solo di sfiorare con piacevole maestria, una storiella sentimentale tra i personaggi di Cruise e della Moore.
Ovviamente la parte del leone la fa il finale, anche se non è credibile fino in fondo (tanto più visto che al primo incontro il colonnello aveva messo in chiaro che non si sarebbe fatto fregare in alcun modo), ma comunque risulta parecchio esaltante visto che ci si arriva in versione “tifoso”, pronti a festeggiare aspettando che il “nostro” incastri il rappresentante del potere forte di turno.
E’ poi semplicemente ottimo il cast con ruoli di contorno ben sviluppati ed il trio chiave in gran spolvero con Tom Cruise simpatico cafone, una Demi Moore elegante e composta come raramente gli è capitato di essere (e proprio bella, ma questo risulta essere decisamente meno strano) ed ovviamente una citazione speciale la merita quel mostro sacro di Jack Nicholson che avendo in bocca battute così ben scritte non può fare a meno di esaltarsi.
Film quindi realizzato con estrema intelligenza, con capacità di generare spettacolo senza svendersi, con uno sfondo stimolante e con continui risvolti (in fondo non sono poi tanti i film americani che inchiodano un certo tipo di sistema), e tuttò ciò contribuisce a dar luce ad un’opera solida, raro e felice connubio tra svago e impegno.
Fluido ed (ultra) avvincente.
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