Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Una ragazzina soffre di crisi epilettiche; ricoverata, viene sottoposta alle cure di uno psichiatra convinto che nella paziente non vi sia alcun problema neurologico, bensì una serie di blocchi psicologici dovuti ai pesanti conflitti della giovane con i ricchi e distanti genitori. Comincia così un lungo percorso di riabilitazione.
Terza regia per Francesca Archibugi, che con Il grande cocomero conferma le sue indubbie capacità sia come scrittrice di cinema che dietro la macchina da presa, arrivando a mietere un buon numero di premi, fra cui 3 David di Donatello e altrettanti Nastri d'argento. Una pellicola che affronta temi delicatissimi cercando di rimanere al tempo stesso sufficientemente leggera, ma non troppo distaccata; inevitabilmente però la drammatizzazione si fa pesante a più riprese e la messa in scena risulta così nel complesso abbastanza gelida. A ravvivarla c'è la buona interpretazione di Sergio Castellitto, in un ruolo dichiaratamente ispirato alla figura del neuropsichiatra - e scrittore - Marco Lombardo Radice (curiosamente, fratello di Giovanni, noto attore del cinema di genere nostrano); la coprotagonista è l'appena 12enne e debuttante Alessia Fugardi, che offre una buona prova e continuerà in futuro a recitare, pur con discontinuità. Nel cast anche Anna Galiena, Gigi Reder (che dimostra una volta di più di essere un ottimo attore, prescindendo senza fatica dal ruolo ormai per lui leggendario del rag. Filini), Victor Cavallo, Laura Betti, Armando De Razza. Particina anche per un altro esordiente dal futuro luminoso, Raffaele (Lele) Vannoli. Finale dal retrogusto dolciastro che stona un po' con l'amara crudezza della storia raccontata. L'Archibugi ritornerà - insieme a Castellitto e alla Fugardi - l'anno successivo per Con gli occhi chiusi. 4,5/10.
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