Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Bel film italiano, è proprio il caso di dirlo, che tratta argomenti saccheggiati poi dalle fiction. La differenza tra il primo e le seconde è però sostanziale, e tutta a favore di questa riuscita pellicola della Archibugi.
La regista racconta le varie vicende che si intrecciano con tono assolutamente quotidiano e per niente spettacolare anche nei momenti forti, tanto che sembra di assistere a scene di vita vera. Lo fa però con intelligenza e sensibilità umana, riuscendo così a cogliere l'essenza dei personaggi e delle situazioni. Il tutto è velato di tristezza, sottolineata anche dalle musiche malinconiche con la chitarra elettrica. Il quadro che se ne ricava è una vita piuttosto precaria e irta di difficoltà, dove i rapporti familiari sono spesso disgregati, ma nella quale vale comunque la pena di impegnarsi per alleviare la sofferenza. Questo impegno è incarnato da un bravo Sergio Castellitto, il quale, nonostante i suoi non pochi problemi personali, tenta di fare il possibile per aiutare i bambini dell'ospedale, e ci riesce. Il suo è certamente un bel personaggio. Invece la medicina burocratica, gelida, dove il paziente viene trattato come un sacco di papate in base ai dettami dei manuali, è incarnata da alcuni suoi colleghi, che infatti fanno in tal modo assai poco bene. A margine di tutto questo troviamo il bruciante interrogativo del prete, che probabilmente è anche quello della regista: perché i bambini muoiono?
Ho trovato indovinato anche il curioso ed eterogeneo gruppo dei ragazzini pazienti, per niente finti e leccati, come ci si può aspettare di trovare in un vero ospedale infantile. Memorabile lo sfogo di Castellitto, quando rimpiange di aver costretto la moglie ad abortire. Ma sono brave anche Anna Galiena e Laura Betti.
E' un film molto umano, malinconico, a tratti lirico, vero, che la Rai coprodusse ma di cui ha oggi rinnegato lo spirito.
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