Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Il grande cocomero, come è facile immaginare è quello dei fumetti di Linus, che passa la notte del 31 ottobre nel campo dei cocomeri ad aspettare il grande cocomero. Ma si tratta in realtà di una invenzione del traduttore delle strisce, Linus si trova di un campo di zucche e aspetta la grande zucca, come ormai tutti sanno.
Il titolo si riferisce ad un punto cruciale per la storia in cui lo psicologo dell’ospedale, Arturo, convince Valentina, detta Pippi, a seguire la sua terapia raccontandole un episodio della sua giovinezza legato proprio a questi fumetti.
Il film è carino, semplice, non retorico, attraversato da trovate comiche, come la scena finale, che lo rendono piacevole malgrado l'argomento delicato ed impegnativo. La morale e' che i figli non devono essere ingannati e non devono vivere in un ambiente carico di tensione.
Uno dei temi principali è che chi crede veramente in quello che fa e ci si dedica con passione e coraggio riesce ad ottenere dei risultati. Arturo, affronta a testa alta tutte le difficoltà più e meno gravi che incontra sul suo cammino, mentre il suo amico neurologo, meno motivato, si dimostra meno coraggioso. D’altro canto l’attaccamento e l’assiduità con cui Arturo segue Pippi, ha anche radici nel passato dell’uomo, e’ come se questa dedizione ai bambini malati fosse una specie di espiazione per l’errore che aveva commesso con la sua ex moglie. Quindi, nella possibilità di redenzione, si può ravvisare un altro tema del film. Non mancano poi le sferzate contro la burocrazia, che ci appare ancora più assurdamente rigida e lenta quando a farne le spese è la salute e la vita delle persone.
Gli attori sono bravi, inutile tessere le lodi di artisti come Castellitto, Laura Betti, Anna Galiena. In definitiva un film poetico, divertente ed anche un po’ polemico, pieno di umanità, incentrato su persone comuni, con i loro problemi, le loro manie, la loro quotidianità tutta giocata sulla linea sottile che separa la cosiddetta normalità dalla malattia mentale.
Francesca Archibugi, riesce sempre a fare film non banali, continuando ad affrontare i problemi degli adolescenti e dei rapporti tra genitori e figli (si pensi a «Verso sera» o a «Mignon e’ partita»).
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