Regia di Howard Hawks vedi scheda film
Commedia fantastica, ma Marilyn Monroe fa passare tutto in secondo piano.
Marilyn Monroe è uno di quei pochissimi personaggi a cui spetta una singolare gloria: quella sensazione di essere conosciuti da sempre. Nella mia vita, non riesco a individuare il momento zero in cui ho cominciato a sentir parlare di Marilyn: per me è come se ci fosse sempre stata, al pari di un'idea platonica innata all'intelletto. L'aura mi(s)tica di Marilyn travalica i confini ristretti del cinema. Credo che la maggior parte delle persone conosca Marilyn senza aver visto un singolo fotogramma di un suo film, perché Marilyn è eccedenza, è trascendenza. Un giorno scopriremo forse che la sua carriera da attrice è stata la parte più risibile e dimenticabile della sua leggiadra e tormentata traiettoria terrena. Perché Marilyn è Marilyn, non è attrice o modella o cantante o donna di mondo: ingabbiarla in una categoria parrebbe una diminutio inconcepibile, uno strapparla al suo essere universale. Marilyn è la Principessa Splendente di Takahata, scesa sulla Terra dalle eternità siderali forse per punizione divina, creatura incompresa, breve e genuino squarcio di luce nell'eternità: finché si è trattenuta qui non l'abbiamo capita, non l'abbiamo amata davvero. Forse qui alligna la sua giusta grandezza. Ecco, io guarderei al cinema come a un mezzo che è stato messo a nostra disposizione per esperire in minima parte che cosa sia stata Marilyn Monroe, più che un mezzo di cui Marilyn si è servita per realizzare se stessa. Sarebbe una sciocca presunzione da parte del Cinema pensarlo: egli ha fatto solo la parte del servo, soddisfando un capriccio della Dea, che sarebbe rimasta comunque tale, cinema o non cinema. Il film di Hawks, divertentissimo, davvero un atollo di spensierata levità, rappresenta l'ecosistema ideale per l'epifania della Dea, per lo sbocciare del loto. Della statura di Marilyn ti accorgi per confronto. E che confronto: Jane Russell è donna di grande senso dello spettacolo, brava in tutto, e con ogni probabilità più brava di Marilyn. Eppure proprio dalla sua qualità tecnica emana quasi impercettibile un sentore di contraffazione, di costruzione in vitro. Marilyn invece è Verità. Mette in ombra l'amica con la sua sola presenza: potrebbe anche non ballare né cantare e la metterebbe in ombra lo stesso. Non è un fatto spiegabile, è così e basta. Quando poi Marilyn decide di cannibalizzare la scena, sulle note di Diamonds Are a Girl's Best Friend, sembra in tutto identica a Diego Maradona che contro l'Inghilterra nell'86 li scarta tutti ed entra in porta con il pallone. Roba di un altro pianeta.
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