Regia di Howard Hawks vedi scheda film
Forse non c’è stato un regista così capace di furoreggiare in pressoché tutti i generi della Hollywood classica, riuscendo a trovare una cifra stilistica talmente personale da diventare perfino universale, un autore in grado di essere anche imprenditore, di unire il gusto estetico a quello commerciale in un equilibrio raro e prezioso. Howard Hawks ha diretto qualunque tipo di film, ma è forse nella commedia che ha rivelato maggiore padronanza (ma qui stiamo parlando di un eccellenza della regia) o interesse.
Una dimostrazione l’abbiamo nella sua maturità registica con questo pazzo (e falso) musical che riesce nell’impresa di essere archetipo e rinnovamento del genere. Ambientato in un mondo inesistente – perché il musical deve necessariamente rifarsi ad una dimensione favolistica, essendo di per sé irreale – ma anche legato ad un’umanità vera, fatta di concretezze (la destabilizzante Lorelei attratta dalla ricchezza fine a se stessa; le stoccate acide di Dorothy) e di sentimenti (la volitiva Dorothy dall’amore fine a se stesso; le discutibili ragioni del cuore di Lorelei), è evidentemente immerso in un’atmosfera irrealistica e balla sul filo del kitsch (gli orecchini e la parrucca bionda di Dorothy, il vestito fucsia di Lorelei…), raggiungendo l’apice nei numeri musicali piazzati quasi sempre senza una effettiva ragione, eppure strepitosamente perfetti (indimenticabili Bye Bye Baby e Diamonds Are a Girl’s Best Friends, ma il livello generale è alto).
Così come strepitosamente perfette sono le due protagoniste, amiche anche nella vita (e si vede: guardate gli sguardi che si scambiano nella prima e nell’ultima scena) e per questo ancora più credibili nei panni di queste due donne speculari che non potrebbero fare a meno l’una dell’altra: memorabili. Scatenato, sfavillante, divertentissimo.
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