Regia di Tullio Piacentini vedi scheda film
Sketch comici a cartoni animati intervallano sequenze canore senza una precisa trama.
Nel 1965 Tullio Piacentini se ne venne fuori dal nulla con una trilogia di pellicole canore dal medesimo schema: brevi sequenze cantate – con artisti di nicchia o big chiamati a interpretare le loro hit minori – intervallate da altrettanto rapidi sketch comici a cartoni animati, per lo più freddure da ‘risate a denti stretti’. Questi pazzi, pazzi italiani è il primo film del tris, a cui faranno velocissimo seguito 008: operazione ritmo e Viale della canzone; nonostante il fuorviante richiamo (solo apparente, in realtà) ai mondo movies nel titolo, il vero riferimento è a Questo pazzo, pazzo mondo della canzone uscito l’anno precedente a firma Bruno Corbucci & Giovanni Grimaldi, che effettivamente scimmiottava le classiche titolazioni dei mondo movies: un salto semantico totalmente inavvertito dall’autore, che evidenzia la maniera grossolana e dozzinale con cui l’opera viene confezionata e gestita. Tra un disegno (approssimativamente) animato di Kriss e l’altro compaiono sullo schermo Gigliola Cinquetti, Fred Bongusto, Enzo Jannacci e Nicola Di Bari, ma anche Le amiche, Diego Peano, Pino Presti, Beppe Cardile, Daisy Lumini e tanti altri: a parte i nostalgici delle canzonette dell’epoca e gli archivisti del cinema nostrano, difficilmente qualcun altro potrebbe essere interessato a una pellicola di questo calibro. Tra le freddure disegnate, va doverosamente segnalata “Il mio pappagallo fa le uova quadrate e parla” “E cosa dice?” “Ahi! Che dolore!”. Licenziata la trilogia, Piacentini scomparve nella stessa nebbia da cui era spuntato. 2/10.
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