Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Un’analisi profonda e dettagliata del mondo della mafia italo-americana a Brooklyn tra gli anni ’50 e gli ’80. “Goodfellas” è una ricostruzione più vicina ad un documentario che ad una fiction, in primis per via della storia, vera, tratta da un libro di Nicholas Pileggi che parla della vita di Henry Hill, un italo-irlandese cresciuto nei sobborghi newyorchesi, che scala fino al punto più alto possibile la carriera mafiosa, e poi per il taglio utilizzato da Scorsese, quasi antropologico: tanta voce fuori campo, una sceneggiatura al limite del didascalico, soprattutto la capacità di non entrare nel merito delle dinamiche mafiose per evitare moralismi o opinioni di sorta (si noti il finale, asettico, quasi improvviso).
Grande merito della bontà del film va anche al cast, con lo specialista Ray Liotta nel ruolo del protagonista, l’inarrivabile Robert DeNiro in un ruolo secondario ma comunque decisivo e Joe Pesci, alla seconda collaborazione con Scorsese, che si meritò l’Oscar per un’interpretazione sentita e memorabile dello svitato ed imprevedibile Tommy. Tra gli attori anche Paul Sorvino nel ruolo del capobanda lento e metodico, le poche pose di un Samuel L. Jackson alle prime armi, e soprattutto la presenza di entrambi i genitori di Scorsese, nel ruolo di Vinnie e della madre di Tommy (Pesci). Un gangster movie insolito che non può prescindere, sotto numerose sfumature, dal capolavoro di Francis Ford Coppola “Il padrino” (viste le tematiche tracciate), ma che da questo si distanzia il più possibile per volontà di uno straordinario Scorsese, capace di farne un trattato antropologico di primissimo ordine.
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