Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Non credo che il mio punto di vista sia originale, ma penso che questo film di Martin Scorsese, che ho rivisto dopo tanti anni e con un bagaglio di esperienze anche cinefile di cui non disponevo quando l'ho visto la prima volta, sia dominato dalla nostaglia e dal rimpianto. In effetti, il rimpianto del protagonista, interpretato dall'appena scomparso Ray Liotta (la cui carriera forse non è stata all'altezza del cast stellare di questo film e di cui giustamente ha fatto parte) e palpabile: la nostalgia per i bei tempi andati in cui non si prendeva quel che si voleva e si faceva altrettanto resta nell'animo del protagonista nella bella chiosa finale del film, in cui l'arcinoto brocardo secondo cui "il crimine non paga" è criticato non perchè non sia fondato, ma perchè il crimine consente una vita attraente diversamente inarravibile per l'uomo comune. Una conclusione discutibile, un'elegia del malaffare che però non stride dissonante con la moralità dello spettatore, che senza compiacersene, ne coglie il senso più profondo della superficie di una storia in fondo scontata: ascesa e caduta di un criminale e dei suoi sodali.
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