Regia di Mike Leigh vedi scheda film
Per chi, come il sottoscritto, non abbia visto il primo film di Mike Leigh (Bleak Moments, del 1971) ed abbia iniziato a prendere confidenza con il suo cinema a partire da questo suo secondo film, realizzato a ben diciassette anni dal primo, può benissimo passare l’idea che per il regista di Salford (un sobborgo di Manchester industriale e vitalissimo) il peccato originale dell’umanità, quanto meno britannica, sia l’inizio del governo thatcheriano. I rapporti familiari ridotti ad una merda, il rampantismo sociale, la ricchezza come unica misura del successo, lo snobismo assurto a stile di vita, la mancanza di rispetto e l’abbandono degli anziani a sé stessi sono i sintomi di una crisi nazionale che Mike Leigh riconosce nella sua Inghilterra (ma non stanno meglio gli altri paesi occidentali), che si dubita siano stati guariti dai tredici anni di governo laburista (tanto che proprio quest’anno i sudditi di Sua Maestà hanno deciso di tornare a votare per i Tories). La difficoltà di essere socialisti alla vigilia della caduta del socialismo reale è il tema di questo film tristemente sarcastico di uno dei più importanti registi viventi. La crisi prende forma in una Londra triste e seria, dove Marx continua a guardare il degrado della società industriale da dietro la sua barbona e la sua testa massiccia. Dietro la stessa barbona si rifugia Cyril (uno dei pochi personaggi positivi del film), che insieme alla propria compagna Shirley va a fare un pellegrinaggio al cimitero di Highgate. È una delle sequenze più significative e sentite dell’intero film, e rappresenta anche un omaggio – citazione di Morgan matto da legare (1966) di Karel Reisz, nel quale il protagonista visitava la stessa tomba in compagnia della madre.
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