Regia di Mario Bava, Lamberto Bava vedi scheda film
Così così questo film per la tv. La regia non è male e ha alcuni momenti interessanti (come quando la Venere sale le scale). Il testo di partenza deve essere buono, perché il film offre più di uno spunto di riflessione. Un punto dolente è secondo me proprio il protagonista, che secondo me è assolutamente statico e quasi non recita. E' vero che anche l'occhio vuole la sua parte, ma è pure necessaria la capacità artistica. E' meglio un attore brutto ma bravo, che un belloccio manichino. Gli altri interpreti sono tutti dignitosi, specie lo "sposo". Quanto alla lettura tematica, vi si può leggere secondo me un discorso di questo tipo: il donnaiolo cade vittima del suo stesso vizio, anche se in modo assolutamente imprevisto. La Venere è il simbolo della bellezza, ma anche di malvagità e di morte (come rivela la sua espressione). Del resto un uomo come la vittima, che delle donne vede solo il corpo, va a letto con la serva la sera prima delle nozze, e prende il matrimonio molto alla leggera non si può dire che cerchi l'amore, e finisce quindi per essere distrutto dal suo vizio (come il celebre don Giovanni, donnaiolo disperato). Quanto all'evidente somiglianza tra la sposa e la statua, non saprei cosa dire. Che l'uomo abbia visto in lei solo il piacere carnale, simboleggiato da Venere? In complesso è un film abbastanza riuscito, ma si nota la stanchezza della vecchia gloria Mario Bava, che lascia trapelare un po' lo stile da romanzo televisivo anni 70. Dispiace anche constatare che il figlio non ne avrebbe ricalcato le orme quanto a capacità registiche.
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