Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Mignon, francesina quindicenne, arriva a Roma, ospite degli zii. Per quanto altezzosa è la ragazzina, tanto sono terra terra i cinque cugini, fra i quali solo Giorgio, di 13 anni, sembra comprenderla, e se ne innamora. Inutilmente, perchè Mignon punta a quelli più grandi. Giorgio si lascia andare.
Mignon è partita viene innanzitutto ricordato in quanto opera prima di Francesca Archibugi, al tempo giovane promessa del nuovo cinema italiano; quest'ultimo a tutti gli effetti non si realizzò mai, ma rimangono alcune opere interessanti di quegli anni (che fruttarono fra l'altro due Oscar all'Italia: Tornatore 1989 e Salvatores 1992). Fra di esse, ecco l'esordio dell'Archibugi, un quadretto intimista adolescenziale di breve respiro, dalla profondità di scrittura altalenante e con un cast non del tutto adeguato. Difficile spiegare l'accanimento, ad esempio, nei confronti di Stefania Sandrelli, premiata incomprensibilmente sia con il David che con il Nastro d'argento; le sue prove migliori sono ben altre, qui si limita a fare ciò che può, evidentemente non più di tanto guidata dalla regista, come tutti gli altri interpreti. Nel cast anche Massimo Dapporto, Celine Beauvallet (la protagonista, che scomparirà subito dopo dal mondo del cinema) e il piccolo Leonardo Ruta, che non avrà molta più fortuna della Beauvallet. David e Nastro anche alla regia e David a Dapporto, al fonico Candido Raini e alla sceneggiatura dell'Archibugi, di Gloria Malatesta e di Claudia Sbarigia. Toni sempre troppo lievi, pause accentuate di silenzio fra i dialoghi, un tentativo fallito di poetizzare attorno al malessere adolescenziale dei primi innamoramenti, pure in una confezione esteticamente gradevole. 3,5/10.
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