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Il piacere

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su Il piacere

di Antisistema
10 stelle

Tre episodi con a tema il piacere, nel primo rapportato all'amore, nel secondo con la purezza ed infine nel terzo segmento narrativo si lega con la morte.

Tratto da alcune novelle di Guy De Maupassant, Max Ophuls gira un film di rara eleganza che in poco più di 90 minuti, ha l'ambizione di ritrarre un'intera società alla ricerca della felicità tramite il piacere.

Il primo episodio nell'arco di pochissimi minuti condensa tutta l'abilità tecnico-regista di Ophuls, con le sue carrellate e gru verticali, raggiunge uno splendore tecnico ancora oggi difficilmente eguagliabile, nella rappresentazione della gioia di vivere del flusso caotico ma vitale della massa di clienti che affollano la sala da ballo, tra costoro c'è Ambrose, un uomo oramai anziano che nasconde il proprio volto dietro una maschera di un giovane attraente, un collasso per sua fortuna non fatale, svelerà l'inganno e la storia malinconica che si cela dietro tutto questo, dando il ritratto di un uomo non rassegnato allo scorrere del tempo e dedito alla ricerca di donne tramite la danza fino all'ultimo, anche se vi è una forte discrasia tra corpo e spirito, quest'ultimo così leggero nel suo librarsi come i complessi carrelli adoperati dal regista in tale episodio che si fondono alla perfezione con la sostanza, scorrendo in modo perfettamente naturale e non artificioso.

 

Jean Gabin, Danielle Darrieux, Madeleine Renaud

Il piacere (1951): Jean Gabin, Danielle Darrieux, Madeleine Renaud

 

La voce narrante sarcastica e arguta nel dispensare pareri, ci conduce al secondo episodio senz'altro più felice e meno triste di quello precedente. In una città sulla Manica, vicino ad un porto, siamo introdotti dall'imbarazzata voce del narratore innanzi ad una casa di tolleranza gestita da Madame Tellier, la quale con le altre ragazze intrattiene ogni sera gli uomini che la frequentano, curando nel dettaglio l'offerta atta a dare ai loro clienti il meglio dell'esperienza, dalla quale noi spettatori siamo tenuti perennemente fuori dall'edificio come a voler dire... guardare ma non toccare.

Girato con un tono da commedia lieve misto ad una certa satira di fondo, l'episodio centrale è il più lungo dei tre e sicuramente il migliore poiché miscela toni e stili a cominciare da sacro e profano, quando Madame Tellier chiude il locale per una giornata per andare insieme alle ragazze in campagna alla comunione della figlia di suo fratello Joseph Rivet (Jean Gabin). 

La ventata di freschezza portata dalle ragazze si mescola con l'atmosfera gioiosa derivante dalla festante comunità di campagna per la prima comunione delle ragazzine, che lascerà verso le battute finali una certa malinconia per chi colmo di pregiudizi, aveva perso temporaneamente la testa per una delle ragazze della comitiva di Tellier, ma tutto deve scorrere come prima; l'episodio per toni ed atmosfere ha non pochi punti di contatto con La Scampagnata di Jean Renoir (1936), anche forse per via del fatto che entrambi i film sono tratti da racconti del medesimo autore.

 

 

Il terzo ed ultimo film è quello più tragico nel senso però più filosofico del termine; oltre a disvelare l'identità della voce narrante propria nell'attore Jean Servais, c'è anche l'esplicazione della morale della pellicola "la felicità non è allegra". 

Indubbiamente risulta essere l'episodio narrativamente più stilizzato del trittico, tramite il legame che nasce tra il pittore Jean e la sua modella Josephine, che sfiorira' poco a poco sino a conseguenze estreme, contribuendo però ad un nuovo modi di ricercare il piacere tramite un percorso di redenzione.

Un film Ophulsiano in tutto e per tutto quindi alle prese con varie location e tipologie di personaggi, con i consueti carrelli che hanno fatto scuola, la stilizzazione scenografica che non mira a cercare il realismo o la verosimiglianza nelle location, ma punta a costruire un'esperienza fluidamente barocca come le vicende che rappresenta.

Un capolavoro assoluto che condensa tutto il cinema del suo autore, non supera nella preferenza personale Lettera da una Sconosciuta (1948), ma sicuramente è un caposaldo della storia del cinema.

 

scena

Il piacere (1951): scena

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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