Regia di Gennaro Righelli vedi scheda film
Colpito da un timone, Giovanni scopre con una radiografia di avere ancora pochi mesi di vita davanti. Rivoluziona così la sua vita; non fosse che il medico poi si corregge: aveva sbagliato a leggere la radiografia, Giovanni non sta morendo.
Nonostante l'età non proprio tenera (classe 1885) e la fama nazionalpopolare raggiunta con il teatro, Gilberto Govi non aveva mai recitato per il grande schermo fino a questa pellicola. Siamo nel 1942 e il cinema italiano fa quel che può per sbarcare il lunario: i mezzi a disposizione sono pochi, il pubblico chiede svago, opere quanto più spensierate possibile, e Gennaro Righelli, un esperto artigiano che ha cominciato in piena epoca del muto, confeziona ad hoc questo Colpi di timone. Tratto da una commedia di Enzo La Rosa con una sceneggiatura a dieci mani (La Rosa, Righelli, Govi, Ettore Maria Margadonna e Alessandro De Stefani), il film è evidentemente ancorato al suo impianto di base teatrale, ma fondamentalmente può considerarsi un compitino svolto con sufficiente cura e riuscito nella sua necessaria leggerezza, con un protagonista in piena forma e attorno a lui una serie di comprimari all'altezza della situazione: Elio Steiner, Amelia Chellini, Alberto Capozzi, Dina Sassoli, Elena Altieri, Marisa Vernati, Cesare Bettarini. Per Righelli si tratta di uno degli ultimi titoli, a pochi anni dalla meritata pensione; Govi invece tornerà a girare sul set solamente in Che tempi!, di Giorgio Bianchi, sei anni più tardi: il suo feeling con il cinema non sboccerà mai. 3,5/10.
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