"La vicinanza della donna è una necessaria spiacevolezza della vita - Tolstoj"
Henry Chinaski, personaggio cardine dell'opera di Bukowski, sarebbe un brillante ed acuto narratore, non fosse travolto da problemi devastanti di alcolismo che lo riducono ad uno straccio vagante tra un bar e l'altro.
Nel suo locale di riferimento, il bar The Golden Horn, finisce quasi ogni volta per prendersi a botte col barista Eddie, ed il giorno in cui Henry riesce a batterlo, costui si rifiuta di servirgli da bere.
La circostanza lo induce a cambiare bar, e proprio grazie a ciò nella vita dell'alcolista ecco che entra senza preavviso la figura controversa di Wanda, bella donna quarantacinquenne, devastata pure lei dal consumo di troppo alcol.
Lei di fatto fa la mantenuta, vivendo con i proventi di un vecchio ricco che la finanzia regolarmente, ma accetta che Henry venga a vivere a casa sua. Per orgoglio lo scrittore decide di trovarsi un lavoro regolare, ma senza successi concreti.
Quando scopre che Wanda ha una relazione clandestina proprio col barista Eddie, il litigio violento che li anima ne sancisce la separazione, che a tutti gli effetti pare definitiva, soprattutto dal momento che Henry viene contattato da una spregiudicata giovane editorialista, interessata a lanciare lo scrittore ancora ignoto ai più, pubblicando uno dei suoi racconti che la donna giudica come molto interessante.
La donna finirà per innamorarsi dello scrittore, che tuttavia mal affronta la sua nuova vita da mantenuto di lusso, finendo per fuggire con l'anticipo ottenuto per la pubblicazione del suo racconto, e ritrovando la perduta Wanda, donna ideale con cui perdersi in festeggiamenti a suon di bevute senza fine.
Chinaski nasconde il vero Bukowski, la sua vita, il vizio irrinunciabile che lo condanna, ma che gli regala anche quei momenti di lucida follia in grado di rendere magici e potenti i suoi scritti; allo stesso modo Mickey Rourke, non troppo meno sbandato e turbolento nella vita reale, si rivela una delle scelte più azzeccate del film, che Barbet Schroeder dirige con polso professionale e la capacità di rendere palpabile il maledettismo dei suoi personaggi.
Nel ruolo della non meno fulminata Wanda, Faye Dunaway appare come una scelta per nulla scontata ed alla fine piuttosto azzeccata, che regala alla celebre diva una delle sue migliori parti in età matura.
Nonostante la ripetitività delle situazioni "alcoliche", che peraltro sono il fulcro della reale, drammatica e spesso senza uscita situazione degli alcolisti, il film funziona grazie alla speciale dinamica che si crea attraverso questo inedito e poco convenzionale appeal di coppia tra i due divi, che risultano la più concreta forza trainante del film.
"Chiunque può essere un non sbronzo: ci vuole uno speciale talento ad essere sbronzo. Ci vuole costanza, e la costanza è una virtù".
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