Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film
Mickey Rourke fa rivivere su grande schermo Charles Bukowski. La sua interpretazione, insieme a quella di Faye Dunaway, tiene in piedi un film ripetitivo che rende tangibile solo una parte dell’universo del famoso scrittore.
Charles Bukowski sceneggia, Barbet Schroeder dirige, Mickey Rourke interpreta: un tris d’assi, ai tempi, che faceva attendere Barfly con una certa trepidazione, non andata successivamente a buon fine. Se c’è una certa (fin troppa) attenzione per taluni aspetti, si sente anche la mancanza di altre componenti che rimangono (altrove) incagliate su carta.
Henry Chinasky (Mickey Rourke) si dedica alla scrittura, ma soprattutto riempie le sue giornate/serate con l’alcol, tra immancabili risse, brindisi offerti, quando ce ne è l’occasione, e nuove conoscenze.
Tra queste trova in Wanda (Faye Dunaway) una spalla con cui condividere un appartamento e l’amore (a suo modo), mentre l’editrice Tully (Alice Kruger) rimane affascinata dal suo essere irregolare.
Sembra comunque impossibile uscire dai medesimi binari di sempre.
Nel gergo, barfly, tradotto viene fuori mosca da bar, è un alcolista e in siffatta descrizione Mickey Rourke fa rivivere Charles Bukowski, che nel film appare anche tra i clienti del bar. Lui e l’immagine proiettata dello scrittore losangelino sono l’ossatura di un’opera circolare, a partire da ciò che le riprese focalizzano all’inizio e poi in conclusione, che accentua le sue peculiarità finendo con il risultare fin troppo ripetitivo.
Maledetta l’interpretazione di Mickey Rourke, che poi in vita ne ha sicuramente passate parecchie di serate simili, autodistruttivo come se fosse la cosa più semplice da fare al mondo (e quindi estremamente efficace), notevole anche Faye Dunaway, i due assieme formano una coppia affiatata (e volontariamente dilaniata) tra i fiumi dell'alcol e piccole disavventure quotidiane.
Peccato che il film di Barbet Schroeder non riesca a cogliere/proporre le sfumature dell’anima che vive nelle pagine dei racconti di Charles Bukowski e che si fermi solo su una parte di esse, ma il problema risiede sicuramente a monte (scrittura), che non deve aver lasciato particolarmente libero il campo al regista.
Curiosità a margine: Eddie, l’eterno avversario di risse del protagonista, è interpretato da Frank Stallone, fratello di Sylvester.
D’ispirazione limitata.
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