Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Se nella “trilogia della morte” il male e il nero era rappresentato da forza sovrannaturali, da fantasmi, da morti, da presenze e strutture infernali, “Lo squartatore di New York” ci presenta un Fulci alle prese con il teatrino della morte…sul pianeta terra. New York viene rappresentata come una moderna babilonia, nella quale il sesso e la perversione dominano ogni ganglo della società (senza distinzione tra la studentessa e la ninfomane altolocata).
È una crudeltà diversa quella che ci presenta Fulci, non più “artaudiana” bensì “cosmica”. Il movente – che non rivelerò – è una delle cose più crudeli e allo stesso tempo toccanti mai proposte dal cinema di genere italiano; e la stessa citazione al “paperino” è un ricollegarsi al binomio infanzia-innocenza-peccato che aveva già trattato in modo perfetto nel suo classico del 1972.
Belle le donne (Almanta Suska glaciale, Daniela Doria sbarazzina, Alexandra Delli Colli ninfomane), più impalati gli uomini (Jack Hadley svogliato e Paolo Malco inutile).
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