Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
"Medesima tecnica. Sono pronto a giocarmi un mese di stipendio, ma secondo me l'assassino è lo stesso: un mancino che adora sventrare le donne."
Il tenente Williams (Jack Hedley) si occupa del caso di un serial killer che imperversa a New York e che richiama per diversi aspetti lo storico Jack lo Squartatore: infatti gli inquirenti dopo i primi omicidi hanno già delineato come obiettivo un uomo mancino, probabilmente colto ed intelligente, non squilibrato, che uccide donne giovani e belle, talvolta prostitute, in maniera decisamente efferata. La stranezza consiste nella voce da paperino, quasi in uno sgraziato falsetto, con cui l'assassino parla nelle telefonate di sfida a Williams e durante gli omicidi.
Williams si avvale delle consulenze del giovane psichiatra Davis (Paolo Malco) e giunge ad individuare nel poco raccomandabile Mickey Scellenda (Howard Ross, pseudonimo di Renato Rossini) il principale sospettato grazie alla testimonianza della biondina Fay Majors (la sconosciuta Almanta Keller), sopravvissuta ad un'aggressione e aiutata nella riabilitazione dal fidanzato Peter (il futuro produttore Andrea Occhipinti, qui accreditato con l'osceno nome d'arte Andrew Paintings). Intanto, fra uno squartamento e l'altro, il bandolo della matassa sembra allontanarsi per Williams e Davis...
Lucio Fulci nel 1982 è appena entrato nel suo periodo d'oro dal punto di vista registico, anche se la critica italiana al tempo non sembrava pensarla allo stesso modo: la svolta verso l'horror è ormai compiuta e, dopo ...E tu vivrai nel terrore! L'aldià e Quella villa accanto al cimitero, il regista romano si butta a capofitto in questo thriller a tinte forti con contaminazioni splatter marcate e scritto con usuali collaboratori come Gianfranco Clerici e Dardano Sacchetti. Se la mano e l'inventiva del Fulci regista sono nettamente nel pieno di una brillantezza purtroppo presto perduta a metà anni '80, altrettanto non si può dire di una storia che imbarca acqua da troppi parti: lo spunto intriga il giusto, risvolti, finale e movente sono poco credibili e certe scene sembrano infilate parallelamente all'intreccio principale per sviare lo spettatore ed introdurre qualche personaggio in più perché questo non giunga troppo presto a presagire l'ovvio.
Aggiungendo che è scarsino l'intero cast, poco pungente la colonna sonora di De Masi, di infimo livello l'erotismo di varie scene e ribadendo la sciatteria della trama (cosa grave da trascurare in un thriller), Lo Squartatore di New York avrebbe potuto salvarsi in calcio d'angolo con le molte scene sanguinolente, le quali si risolvono però in una assenza ingiustificata e costante di suspense a cui non bastano ad ovviare le continue "zoomate" improvvise fulciane sugli occhi dei personaggi.
Un lavoro presumo divertito ed onesto, ricco di autocitazionismi lontani dalla spocchia a partire dal riecheggiamento del primo e buon(issimo) thriller di Fulci Non si sevizia un paperino di dieci anni prima, Lo Squartatore di New York è stato soggetto ad una rivalutazione successiva pari a molte altre opere di Fulci e la parità di trattamento in questo caso è davvero troppo generosa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta