Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Vietatissimo, giudicato spesso come uno dei thriller all'italiana più violenti di sempre (addirittura c'è chi ha scritto che è il più violento mai uscito), "Lo squartatore di New York" fa parte del periodo in cui Lucio Fulci,con probabilmente più soldi a disposizione,girava negli Stati Uniti a ripetizione horror e thriller che tuttavia trovavano un mercato internazionale ampio, mentre magari in patria non arrivava più in là del settantesimo posto nella classifica degli incassi stagionali. Cupissimo,nonostante l'eliminazione finale del pazzo assassino, per la scena conclusiva veramente disperata, il film è messo insieme tenendo d'occhio vagamente la trama gialla del detective un pò stazzonato (l'attore assomiglia bizzarramente a Dario Baldan Bembo) che si ritrova sulle tracce di un serial killer che lo sfida personalmente, con uccisioni crudelissime a profusione, con accanimento folle sulle vittime,tutte donne sessualmente disponibili:quasi a sostenere una vena perversamente moralizzatrice del maniaco, la città di New York viene dipinta in modo sordido, con il sesso vissuto come una cosa squallida e ricercata con gusto del piacere vizioso.Celebrato da molti appassionati come un cult, il thriller fulciano è mal musicato, fotografato con strana sciattezza da un solitamente dedito alla colorazione forte come Luigi Kuveiller, scritto con trasandatezza e attraversato da dialoghi quasi stordenti nella loro pressapochistica approssimazione. Nonostante le macabre scene d'impatto,non c'è suspence,quasi a giustificare un lungometraggio esistente più che altro per disturbare l'occhio di chi osserva, con dovizia di particolari rivoltanti:un pessimismo oltre ogni limite marchia l'intera pellicola, ma se il senso era la contemplazione dell'ingiustizia della sorte che non risparmia crudeltà verso gli innocenti, lo spettatore non rileva il peso della cosa, ma ricorderà più che altro i momenti in cui ha dovuto distogliere lo sguardo.
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