Regia di Guido Brignone vedi scheda film
Claudia, figlia di un noto tenore, ama Alberto; quando nella vita dell'uomo si riaffaccia una sua vecchia fiamma, Claudia crede di aver capito tutto e lo lascia. Ne risentono entrambi; lui butta via una grossa somma al gioco e lei ripiana i debiti senza chiedergli nulla in cambio, ma segretamente le sofferenze l'hanno condotta allo stremo.
Pur sempre in ruoli consoni alle sue doti canore, Beniamino Gigli ebbe una carriera cinematografica di tutto rispetto; naturalmente il genere nel quale più si trovava a suo agio era il melodramma, che consentiva di unire una storia densa di emozioni a qualche siparietto per melomani da far interpretare al tenore di Recanati. La formula, in questo Vertigine diretto dall'esperto Guido Brignone, è perfino troppo scoperta, troppo evidente: l'intera sceneggiatura di Guido Cantini ruota attorno al personaggio di Gigli che pure non è il protagonista della storia; per il resto non mancano sentimenti forti e momenti strappalacrime, oltre naturalmente a una costruzione dei caratteri minimale e a dialoghi oltremodo retorici. Nel cast compaiono anche Emma Gramatica, Lamberto Picasso, Elena Altieri, Augusto Marcacci, Oreste Bilancia, Camilla Horn, Herbert Wilk e Ruth Hellberg – come si può notare dai cognomi, trattasi di una coproduzione italotedesca. Il ritmo è sovente spezzato dai siparietti musicali, la trama decisamente poca cosa di per sé; regge bene il mestiere di regista e interpreti, ma nulla di più. 3/10.
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