Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Nella zona morta della mente di Johnny Smith (incarnato alla perfezione da un C.Walken in stato di grazia), l’ampiezza dello spazio che si ritaglia la predeterminazione segna il discrimine fra miracolo e maledizione; fra dannazione e salvezza. A causa di un incidente, Johnny perde tutto, ma acquista un potere inimmaginabile (la capacità di prevedere e mutare il corso degli eventi)… che attende l’occasione per portare vero frutto. Così, mediante un accorto esercizio del potere in questione, la sua personale inquietudine - l’asse portante del film - non potrà che conoscere un momento d’arresto. E Johnny potrà trovare la risposta (la più nobile possibile) al dubbio che lo attanagliava da quando era tornato a vivere. Medio tempore, una continua solitudine e tribolazione, che si alimentano di molte esperienze apparentemente scollegate fra loro, che il finale, nondimeno, saprà elevare a prezzo del riscatto del suo dono. A trasfigurazione di un ultimo generosissimo gesto d’amore.
La narrazione del film di Cronemberg (che ha come soggetto un romanzo di S.King) risulta scandita da un rimo eccessivamente compassato e da alterni cambi di registro, i quali conferiscono al film medesimo una struttura frammentaria e quasi episodica (pimpi). La miscela di turbamento psichico ed inquietudine per le anomale potenzialità che emergono dai recessi della mente del protagonista, nonché il suo stato d’angoscia per uno strappo profondo che non avrà mai più modo di rimarginarsi (se non all’ultimo) ne fanno un film drammatico. Eppure fantascienza e thriller (anche a tinte forti) sono lì, dietro l’angolo, in attesa che i tempi di uno o due exploit, davvero di grande effetto, si facciano maturi.
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