Regia di Peter Weir vedi scheda film
Regista che sa indagare nelle pieghe interiori delle inquietudini dell’animo umano, Peter Weir è uno dei rari cineasti che riesce a dimostrare adeguatezza nei generi più disparati. Non fa eccezione questo solidissimo thriller che può vantare tre caratteristiche particolari: l’originale ambientazione che fa da sfondo a metà film (esplorazione di un mondo interessantissimo come quello della comunità Amish, inconcepibile nella nostra società spesso votata al modernismo fine a se stesso e pressoché parallelo al nostro vivere quotidiano); il tema di fondo ben argomentato (la corruzione, in questo caso nella polizia – ma la stessa corruzione è un tema trasversale: non è corrotta la comunità Amish, è corrotto inevitabilmente il poliziotto metropolitano Ford che vi entra coattamente; al contempo sono involontariamente corrotti loro perché non si sono rassegnati al fluire spontaneo del tempo; e lo stesso tempo è uno dei temi di fondo del film); il rapporto tra il poliziotto e il bambino testimone (e di conseguenza tra il poliziotto e la madre del bambino e tra il poliziotto e l’intera comunità). Questo bel thriller umano, tra l’altro colorato da tinte fredde e allo stesso tempo profonde come quei pastosi colori fiamminghi, può contare su un’ottima ed oliata sceneggiatura (premiata con l’Oscar, così come il montaggio) in cui ogni cosa è messa al posto giusto con puntuale precisione. Harrison Ford, praticamente perfetto, conferma il suo status di eroe buono per tutte le stagioni: si chiami Han Solo o Indiana Jones, è comunque leggendario.
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