Regia di Peter Weir vedi scheda film
Il merito principale del film è forse che pur essendo un thriller, non punta in modo gratuito sull'azione, gli inseguimenti, le esplosioni, l'erotismo, e altri sistemi furbi per tenere viva l'attenzione. Il ritmo è moderato, ma la tensione non manca ed è impossibile immaginare come a andrà a finire. I personaggi sono ben definiti e gli attori in parte. Bisogna anche dire che il regista è abile nel rendere alcuni (come il poliziotto ex collega del protagonista) infidi e sospetti, anche se non si riesce ad individuare tramite quali accorgimenti. Quando il tipo lo accoglie in casa, ad es., e si fa raccontare della faccenda del bambino e della testimonianza, si fiuta che qualcosa non quadra, che quello lì non è in realtà suo amico. Il regista gioca con le attese dello spettatore: alzi la mano, ad es., chi non si aspettava che il bambino venisse rapito alla stazione e che tra Ford e il corteggiatore di lei nascesse odio e rivalità. La comunità religiosa dalla quale viene ospitato è rappresentata comunque in modo a volte critico, con distacco, ma comunque con un rispetto che sa coglierne gli aspetti positivi. E' ben raccontato anche il sentimento che nasce tra lui e la bella vedova. Qui tuttavia rilevo un punto del film che non mi è piaciuto: il modo in cui si lasciano - piuttosto superficiale e incolore - contrasta con l'amore quasi prepotente che era nato tra loro. Non dico affatto che avrei voluto vedere un lieto fine, ma sarebbe stato più adatto un addio doloroso, sofferto e combattuto, magari con rimorsi imperituri. Non avrei condiviso la loro scelta, ma l'avrei trovata più coerente dal punto di vista narrativo e più verosimile.
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