Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Gli uomini in guerra, e per mare, sono cuori relegati fuori dal mondo, oltre ogni sponda della realtà dei sentimenti e dei rapporti profondi. La vita vera è sempre altrove, drammaticamente irraggiungibile, tanto remota quando desiderata, come lo è l’idea della pace quando si è sotto il fuoco del nemico. L’onda della Storia sospinge via le navi militari dagli affollati moli del porto, sospendendo gli amori e rinviando gli incontri, in attesa che il vento del tempo torni a spirare a favore della giustizia e della gioia. A bordo l’individuo esiste solo come parte di un perfetto congegno bellico, che agisce secondo il funzionamento delle macchine e degli armamenti, rispondendo prontamente agli ordini impartiti e agli allarmi lanciati. Ogni sogno personale sfuma – come un fiore inghiottito dai flutti - in questo ambiente di motori, radio e cannoni, in cui ai pensieri romantici e alle parole spontanee si sostituiscono i processi meccanici e i proclami retorici di rito. Non c’è slancio eroico nel combattimento: la battaglia è solo una tempesta di metallo che danneggia le carni e le lamiere, costringendo chirurghi e tecnici ad intervenire in condizioni di emergenza.
In questo scenario crudo, in cui tutto è freddo e doloroso, la nave ospedale è un limbo di temporanea serenità, che non solo offre una tregua al corpo e allo spirito, ma ridà anche respiro alla speranza. Le amorevoli cure delle crocerossine sono una testimonianza del calore e del bene che, lontano dal fronte, nelle case, le donne continuano, nonostante tutto, a coltivare, al fine di poterli traghettare, intatti, oltre la parentesi di follia e di orrore.
“La nave bianca” è un modesto bozzetto di realismo, dimesso e discreto, però acceso di una luminosa poesia interiore; ed è, soprattutto, un inno sofferto, intenso e intramontabile a tutto ciò che l’odio e la guerra non riescono ad uccidere.
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