Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
L'Italia è in guerra. Alcuni marinai della nave Arno scrivono alle madrine (ragazze che scrivevano ai soldati con lo scopo di tenere alto il morale) con la speranza, spesso vana, di incontrarle. Uno dei marinai ottiene un appuntamento con una madrina ma, al momento di recarsi a terra per incontrarla, l'equipaggio è chiamato a una missione di guerra. In un furibondo scontro con il nemico (che ovviamente si ritira, quant'era diversa la realtà dal cinema!) i marinai restano feriti e si prende cura di loro una crocerossina che, guarda caso, era proprio quella che il marinaretto avrebbe dovuto incontrare.
Nell'ambito della tragedia, ormai divampata, della guerra, si sviluppa questo mediocre romanzetto rosa tra la bella crocerossina e l'intrepido marinaretto. Il primo lungometraggio di Rossellini non è che sia quel granché, anche se, facendo un confronto, inevitabile, con "Uomini sul fondo" (1941) di Francesco De Robertis (che qui è comunque soggettista, sceneggiatore e supervisore) si vede la differenza tra un onesto documentaristra e un regista cinematografico vero. L'attenzione per le piccole cose della vita quotidiana dei marinai, l'ironia di fondo seppure all'interno di un'immane tragedia (la pernacchia ai versi tromboni del marinaio siciliano), la capacità di amalgamare spezzoni prettamente documentaristici con sequenze girate a soggetto danno l'idea di quello che il padre del neorealismo avrebbe realizzato di lì a pochi anni. Senno di poi? Forse sì, ma La nave bianca, pur con tutti i suoi limiti, resta una spanna al di sopra alla media dei prodotti consimili del periodo fascista e bellico.
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