Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Gran bel giallo, sensuale e sufficientemente teso.
Tradimenti su tradimenti. Il marito che tradisce la moglie, la moglie che tradisce il marito, il fratello che tradisce il fratello, l'amante che tradisce l'amante: è un mondo di vili coltellate inferte alle spalle quello che ordisce Lucio Fulci. Coltellate che si dipanano in una climax ascendente, dal veniale peccatuccio di una relazione clandestina all'elaborata trama criminale che conduce il proprietario di clinica George (Sorel) a un passo dalla camera a gas. Una sull'altra è un giallo avvolgente e sensuale che muove in una San Francisco gaudente e paludosa, dove l'inganno e la menzogna sono all'ordine del giorno. La declinazione erotica della pellicola, profondamente osteggiata dalla bacchettona censura di quel tempo, si scorge in realtà appena dietro le luci soffuse, i bui, gli atti sessuali mai consumati e concessi alla maliziosa immaginazione degli spettatori. Più dell'eros, è la fredda e disinvolta fotografia della morte che avrebbe dovuto lasciare sconvolti, almeno a quell'epoca. La falsa Susan abbandonata sul letto e riflessa nello specchio della stanza attigua (immagine distorta di una realtà già distorta di suo, il che amplifica il lezzo della falsità che avvolge tutta la vicenda), l'interno del carro funebre, la falsa Susan ormai decomposta all'obitorio, e anche l'interno della camera a gas, sono tutti sintomi di un fulcianesimo che è ormai pronto ad esplodere. La trama gialla, sebbene apprezzabile, le scene erotiche accennate, la San Francisco abilmente tratteggiata, sono solo il contenitore esterno del nuovo Fulci che ci attenderà nella seconda parte della sua carriera.
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