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Jona che visse nella balena

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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La recensione su Jona che visse nella balena

di mm40
6 stelle

Jona Oberski è un fisico nucleare olandese che ha raccontato la sua infanzia nel campo di concentramento di Bergen-Belsen nel romanzo Anni d'infanzia. Un bambino nei lager; il regista Faenza prende spunto da tale testo autobiografico e, con l'aiuto di Hugh Fleetwood, Joelle Mnouckine e Filippo Ottoni, scrive la sceneggiatura di questo Jona che visse nella balena, titolo dal riferimento biblico più che ficcante. Infatti il viaggio del bambino attraverso il mondo di sofferenza e morte del lager può essere facilmente interpretato come un passaggio di rinascita (quello di Giona nella balena, insomma), un percorso catartico per l'umanità intera, che da tale tragica esperienza non può che risorgere più umile e più compatta, solidale, appunto 'umana'. E la figura del bambino è esplicativa di tale inizio di una 'nuova vita'. Co-produzione italo-francese con cast internazionale, ma senza grandi nomi; regia, musica (Morricone) e costumi (Elisabetta Beraldo) premiati ai David; lo 'storico' Nino Baragli al montaggio, in uno dei suoi ultimi lavori. Jona che visse nella balena è una sorta di ideale 'drammatizzazione' - esattamente ciò che manca - della Vita è bella che Benigni realizzerà nel 1997, mantenendosi sempre sospeso fra commedia e 'indicibile', concetto sostanzialmente riassumibile nella morte: propria, dei propri simili, dell'umanità intera, materiale o morale, dei valori, del corpo, dell'identità: e in questo entrambi i film vivono un sottile parallelo con la storia di Pinocchio, bambino chiamato a una serie di sfide troppo grandi per lui, fra le quali - manco a dirlo - quella della balena. Ciò che però importa qui maggiormente rilevare è che gli intenti, sia in questa tragedia autobiografica che nella farsa - pura finzione - intrisa di angoscia girata dal comico toscano, sono i medesimi. 6/10.

Sulla trama

Jona ha 4 anni quando viene prelevato, con i genitori, e rinchiuso in un lager. Riuscirà a uscirne, a differenza del padre e della madre, e troverà accoglienza in una famiglia di Amsterdam.

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